SPIONI A OROLOGERIA

Le Iene che vengono censurate dal garante della privacy dopo aver fatto il tampone antidroga ai parlamentari. Piazza Colonna vietata alle proteste contro il governo. Parlare di regime è sicuramente esagerato, il profumo di dittatura è lontano. Ma i segnali di un clima cambiato, e non in meglio, sono molti. E lo stesso decreto sulle liberalizzazioni, a dispetto del nome, viene vissuto dalle categorie interessate e dagli stessi cittadini come liberticida. Che cosa sta succedendo, a partire dalla satira che, di sinistra o di destra, ha tradizionalmente nel mirino il potere? «Oggi la satira è stata sostituita dallo sberleffo, dall'insulto - spiega Lando Buzzanca - Basta che Berlusconi si mette la bandana e lo prendono in giro, ma non in modo satirico. Lo fanno per offendere». Qual è lo scopo? «Lo scopo è squisitamente politico. La satira parte dalla commedia, che a sua volta nasce dal dramma. Una donna di 180 chili che cade fa ridere. Ma è una cosa tragica. Adesso, però, si ride con l'insulto». Che ne pensa della «reprimenda» dei deputati dell'Ulivo sul rap del premier mandato in onda dalla Rai? «Ma come, su Berlusconi si è detto di tutto e poi se la prendono col rap di Prodi...! Ecco la differenza tra un uomo libero e uno che non lo è. A destra questo non succede. A sinistra fanno polemica e s'incazzano perché sono seriosi e non seri». Che differenza c'è tra una persona seria e una seriosa? «I seri fanno le cose costruttive. I seriosi fanno finta di essere seri e poi fanno le cazzate». Chi si salva a sinistra? «Pochi. Fra questi sicuramente il sindaco di Roma Veltroni, che io amo, il presidente della Provincia Gasbarra e il ministro D'Alema». Perché? «Perché hanno senso dell'umorismo, intelligenza, autoironia. Altri portano il paraocchi. Non è vero che il comunismo è finito. C'è chi è rimasto comunista dentro. E si offende». Parliamo del caso-Iene. Qual è la sua opinione? «Io credo che la storia del tampone sia stata un errore. Non dovevano farlo, perché la mia libertà finisce dove comincia la tua. Ma bloccare il programma è stato altrettanto sbagliato. Qualsiasi censura vuol dire esercitare un potere di scelta. E non è accettabile che qualcuno scelga quello che dobbiamo vedere o non vedere». Crede che sia una forma grave di limitazione della libertà tale da rasentare la dittatura? «Forse parlare di tirannia è troppo. Ma io con il Centrosinistra sento puzza di statalismo. E dallo statalismo è facile passare alla dittatura. Mi ha fatto imbufalire, per esempio, questa cosa che devo pagare in contanti il medico. Ma siamo matti? Allora io non sono più libero...Per questo potrei anche scendere in piazza». Ma non potrebbe manifestare in piazza Colonna, sotto Palazzo Chigi, perchè la prefettura di Roma lo ha proibito... «E vabbè, mi fermerei un po' prima. Farei comunque sentire la mia voce...». Con Berlusconi si stava meglio? «Eravamo più liberi. Ma anche lui ha sbagliato. Non ha mantenuto molte delle promesse fatte agli italiani e così si è fatto battere dall'Unione. E poi ha azzerato la cultura e lo spettacolo. Lui e i suoi hanno sottovalutato l'importanza dello spettacolo nel far cambiare idea alla gente. I comunisti lo sanno. A me non mi fanno entrare nelle regioni rosse. Ricordo che due anni fa in Liguria il proprietario di un teatro mi confessò che aveva dovuto fare molte pressioni sul sindaco per consentirmi di fare lo spettacolo. Non mi volevano perché sapevano che ero di destra». E ha cambiato idea? «No, assolutamente. Non potrei mai essere comunista. Ma non ho il paraocchi, come loro. E per questo mi rendo conto che anche a sinistra ci sono persone valide e capaci». Parlava prima del decreto Bersani. Che ne pensa come cittadino? «Vedo tante categorie preoccupate per questo. I tassisti, i negozianti, i medici. Come ho detto, questo governo è statalista e lo Stato non può e non deve essere padrone del cittadin