Altolà del Presidente «No a compromessi e intese a ogni costo»
All'indomani del via libera alla Camera del decreto fiscale, tra polemiche che hanno sfiorato la rissa, oggi Prodi ha riunito i partiti della coalizione per fare chiarezza. Il vertice di Villa Pamphili vedrà riuniti leader di partito e capigruppo dell'Unione per un totale di una cinquantina di persone. Il premier ha parlato di riunione «ovvia prima dell'inizio del dibattito parlamentare» ma è evidente che il governo teme più che mai lo scoglio del Senato dove la maggioranza è risicatissima e il pericolo di imboscate più probabile. Prodi da Torino ieri ha detto che «saranno messe a punto strategie e tattiche per affrontare l'iter in Parlamento in modo da procedere compatti». Al centro della discussione sarà soprattutto il pacchetto delle misure fiscali che tante polemiche sta suscitando ma anche come recuperare quella perdita di immagine e consenso che una Finanziaria tutta spostata sul versante delle entrate ha determinato nell'elettorato. In un sondaggio che non si può rendere noto per le elezioni in Molise, l'Unione avrebbe perso terreno proprio per le misure fiscali della Finanziaria. È un passaggio delicato tant'è che il ministro dell'Economia Padoa Schioppa mette i paletti contro l'inevitabile assalto alla diligenza. «Sono fiducioso che sarà approvata così com'è» ha affermato ieri all'assemblea dell'Anci e si è detto sicuro del fatto che «le tensioni si sono allentate». Il viceministro Visco non ha nascosto che «è una manovra molto pesante» ma inevitabile perchè «il Paese rischiava l'insolvenza». Dunque i margini per cambiare la Manovra sono molto risicati anche se il governo sta lavorando per sciogliere alcuni nodi. A cominciare dall'aleggerimento dei tagli all'Università sui quali il ministro Mussi ha minacciato le dimisioni. Spiragli anche sul contratto dei dipendenti pubblici per i quali il ministro Nicolais assicura l'immediata disponibilità delle risorse stanziate. Il ministro presenterà infatti un emendamento alla Finanziaria in base al quale le risorse per gli aumenti dei contratti degli statali potranno essere utilizzate già nel 2007. Insomma il governo sta facendo di tutto per ridurre al minimo i motivi di frizione al suo interno. Ma sono appunto le tensioni dentro la maggioranza e le fibrillazioni dell'opposizione a preoccupare. Tant'è che ieri è intervenuto anche il presidente della Repubblica Napolitano che ha richiamato la politica al dialogo per costruire quel terreno favorevole a far crescere l'economia. Ma se è vero che serve più dialogo, nella «democrazia dell'alternanza non si possono auspicare compromessi confusi ed intese ad ogni costo specialmente sul terreno della politica di bilancio». Napolitano non nasconde un certo ottimismo per la ripresa economica, tanto che parla di «segnali di ripresa che si sono consolidati forse al di là delle attese», ma denuncia anche che ci sono «molte nostre debolezze che tuttora persistono». L'industria migliora, come dimostra il caso Fiat: un'azienda che «in pochissimo tempo è riuscita a passare da una situazione ritenuta quasi disperata ad un'espansione record di produzione, vendite e profitti». Tuttavia, osserva il capo dello Stato, «alcune debolezze di sistema persistono». Tra queste la crescita delle dimensioni d'impresa che viene scoraggiata «da assetti istituzionali o da provvedimenti che la penalizzano» e la «pochezza della spesa pubblica e privata per la ricerca». Ma non basta. Anche la politica però, per Napolitano, ha le sue responsabilità. Ad essa infatti spetterebbe misurarsi «con le pressanti richieste di rinnovamento delle istituzioni, della legislazione e delle strutture amministrative». E suscitare all'estero «rinnovata fiducia nell'Italia». Ma la politica, soprattutto, dovrebbe dare «un'immagine di stabilità e affidabilità del sistema».