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L'asse tra Prodi e Montezemolo scatena la rivolta delle piccole aziende rimaste al palo

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Il Governo quando tratta di questioni economiche ha due soli interlocutori: sindacati e Confindustria. E sembra dimenticare che il 99% delle aziende italiane è rappresentata anche da altre associazioni imprenditoriali. Così ora queste sigle: Confartigianato, Casartigiani, Cna, Confesercenti e Confcommercio stanno per entrare in mobilitazione. Sì. Il Governo è riuscito a compattare un mondo che non è riuscito mai a trovare unità di intenti e un unica voce. E artigiani, piccoli capi d'impresa, ma anche i commercianti, piccoli e grossi, si sono dati appuntamento a Roma lunedì prossimo. Hanno convocato gli Stati Generali della piccola impresa e, uniti, diranno la loro all'Esecutivo su una serie di misure di politica economica contenute nella manovra che alle Pmi proprio non vanno giù. E soprattutto per fare un fronte comune contro la Confindustria di Luca Cordero Montezemolo che nonostante rappresenti solo l'uno per cento delle aziende italiane vede sempre accontentate le sue richieste. Cosa che non avviene, invece per le più piccole. «Siamo diventati il centro focale della manovra finanziaria - dice a Il Tempo, Gian Carlo Sangalli, presidente della Cna - e sulle piccole imprese sta per ricadere un conto da cinque miliardi di euro». La contestazione non riguarda certo la necessità di misure per sanare lo squilibrio della finanza pubblica. «Non siamo gente che non vuole pagare ma vogliamo sapere perché dobbiamo pagare. La manovra così come è strutturarata è solo una batosta alla tenuta del sistema imprenditorale italiano» conclude Sangalli. Il dettaglio su quello che non va nelle misure lo fornisce Giacomo Basso, presidente di Casartigiani a Il Tempo: «L'unica cosa che abbiamo approvato è la riforma del Tfr sotto per le aziende sotto i 50 dipendenti. Ma restiamo critici sull'aumento dei contributi prevdiziali, sulla riforma degli studi di settore che hanno preso la piega di un automatismo. E poi sull'incremento dei contributi per gli apprendisti». Misure inique che un primo effettto lo hanno ottenuto. «Per la prima volta viene tolto l'alibi per cui non era possibile concertare con il mondo del commercio e dell'artigianto perché troppo frammentato e diviso. Questo mondo ha trovato una voce univoca, bisognerà tenerne conto» conclude Basso. Fortemente critica anche la posizione della Confartigianato di Giorgio Guerrini soprattutto sul conto che il Governo chiederà agli artigiani, vicino ai due miliardi di euro. Confcommercio punta il dito anche sul metodo della concertazione seguita dal Governo. Che ha scelto di procedere con un metodo decisamente sbilanciato, che ha coinvolto esclusivamente Confindustria e i sindacati, sottraendosi al confronto con larga parte del mondo delle imprese e del lavoro autonomo. In una nota l'associazione presieduta da Carlo Sangalli afferma che «questo sta diventando un copione consolidato che segna la fine della concertazione. Questa è una delle tante ragioni che stanno alla base della manifestazione congiunta che faremo lunedì prossimo insieme alle altre organizzazioni delle Pmi e del lavoro autonomo per protestare contro la Finanziaria. Ieri infine il presidente di Confesercenti Marco Venturi ha detto: «Senza correzioni non escludiamo forti azioni di protesta nei prossimi giorni».

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