I quesiti depositati in Cassazione
ma l'avvio del loro iter, con il deposito dei quesiti in Cassazione, ha già cominciato a creare tensioni. Divisioni e convergenze trasversali si registrano fra gli schieramenti e all'interno di alcuni partiti; addirittura, c'è anche una (sia pur piccola) divisione fra gli stessi promotori, visto che alcuni di quelli che fanno capo a Forza Italia prendono le distanze dal terzo quesito, che vuole vietare le candidature in più collegi (che impedirebbe a Silvio Berlusconi di candidarsi, come ha sempre fatto, in tutta Italia). Ma il principale motivo del contendere resta il primo quesito che vuole assegnare il premio di maggioranza al partito più votato (e non, com'è ora, alla coalizione). Per quanto riguarda la maggioranza, la prima presenza significativa fra i referendari è quella dei prodiani capitanati da Arturo Parisi, il gruppo di ulivisti «testardi dentro e fuori», come dice lo stesso Parisi, che vedono nel referendum anche un «contributo determinante» per la nascita del partito democratico. Per Publio Fiori «l'operazione politica in atto con la proposta referendaria è chiaramente rivolta a trasformare l'attuale bi-polarismo in un bi-partitismo forzoso che, in quanto tale, punta a colpire il pluralismo della dialettica democratica, eliminando definitivamente con una legge le identità storiche dei partiti e delle nostre tradizioni politiche. Tale riforma comporterebbe certamente una "semplificazione" del nostro sistema politico ma al prezzo dell'avvento di una partitocrazia ancora più feroce di quella attuale».