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La Cdl riscopre lo strumento dei cortei In poco più di un mese tre manifestazioni

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Ma ormai anche il centrodestra sembra essersi «innamorato» di quello che per decenni è stato uno strumento di esclusivo uso della sinistra per contestare le scelte dei governi. In poco più di un mese la Cdl scenderà in piazza tre volte: lo ha fatto sabato a Vicenza, lo farà nei primi giorni di dicembre a Roma e in mezzo ci sarà, il 28 ottobre, la manifestazione dell'Udc al Palazzetto dello sport di Roma. Una sorta di chiamata generale per contestare il governo Prodi. Che da quando si è insediato di manifestazioni di piazza ne ha già subite a decine. Contro le scelte del governo sono scesi in strada un po' tutti, dai siciliani che il 20 settembre si sono accampati davanti a palazzo Chigi per fare sentire la loro rabbia contro la scelta del governo di cancellare il Ponte sullo stretto di Messina dalle Grandi Opere da finanziare, ai professionisti che il 12 ottobre si sono trovati a dover «combattere» contro i poliziotti che li avevano imprigionati in una gabbia di transenne dentro piazza Venezia. Passando per le varie manifestazioni organizzate da sindacati di categoria. «È il risultato di un tensione nel Paese che non sa più come sfogare la rabbia» commenta Gregorio Fontana, deputato di Forza Italia. Sabato, mentre Berlusconi, Fini e Bossi erano a Vicenza, lui, con i quadri locali del partito, era a Bergamo a raccogliere le firme per una petizione popolare contro la legge che accorcia i tempi per ottenere la cittadinanza. Ed è stato un successo che ha superato qualsiasi aspettativa. «La gente — racconta — avrebbe firmato qualsiasi cosa contro Prodi. Non volevano neppure sapere di che cosa si trattava, gli bastava che fosse qualcosa contro il governo». Da questo a scendere in piazza il passo è brevissimo. «Del resto — continua — noi avevamo davanti due strade. La prima era quella del confronto in Parlamento ma il centrosinistra non l'ha accettata. L'altra è quella di scendere in strada per protestare. Certo il nostro non è un elettorato facile da trascinare ma in questo momento la gente è talmente esasperata che farebbe qualsiasi cosa». E la prova si è avuta un paio di settimane fa quando in strada a protestare si sono trovati fianco a fianco, avvocati e altri liberi professionisti, probabilmente alla loro prima esperienza di cortei. Ma se la Cdl si è fatta sedurre dal richiamo della piazza non per questo la sinistra, anche se è al governo, ha rinunciato al suo strumento principe. Sabato, giornata di protesta a Vicenza della Cdl, un migliaio di chilometri più a sud, a Foggia, trentamila persone sfilavano per chiedere al governo una nuova legge sull'immigrazione. E non era proprio un corteo fatto da figure di secondo piano: in testa alla manifestazione c'erano i tre leader dei sindacati — Guglielmo Epifani, Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni — e insieme a loro un ministro — Paolo Ferrero, Solidarieta sociale — il segretario di Rifondazione Comunista, Franco Giordano, e il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. Basta? No perché il 25 novembre a Roma ci sarà un'altra grande manifestazione di piazza sul tema dell'immigrazione, annunciata ieri dal quotidiano Il Manifesto con un titolo significativo: «Prodi delude, corteo a Roma». E, in fondo, è proprio il Presidente del Consiglio la figura che è riuscita a catalizzare attorno a sè lo scontento di tutti, a destra come a sinistra. Non per niente per la prima volta (neppure Berlusconi lo aveva fatto) piazza Colonna è stata vietata alle manifestazioni e perennemente transennata. Simbolo di quanto questo governo si allontani dalla gente.

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