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L'intervista

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La comunista Belillo: «Decisione esagerata ma basta risse in tv: serve più dialogo»

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Soprattutto in televisione», a dirlo è Katia Belillo (PdCI), in merito all'aggresione subita da Daniela Santanché (An) in tv dall'imam di Segrate. L'onorevole Santanché è stata aggredita in diretta. Che cosa ne pensa? «Veramente, credo che quando non c'è rispetto reciproco succedano cose di questo genere. Quindi, penso che dovremmo cercare di recuperare le regole civili della convivenza. Affinché sia possibile un reale confronto tra una religione e l'altra. Vede, persino le contestazioni possono essere fatte nel rispetto reciproco dell'uno e dell'altro interlocutore. Insomma, si può non essere d'accordo su un determinato argomento ma questo non vuol dire che si possono assumere atteggiamenti intolleranti nei confronti degli altri». Il ministero degli Interni, visto l'accaduto, ha deciso di mettere sotto scorta l'onorevole Santanché. Lei è d'accordo? «Credo sia un'esagerazione. Credo infatti che, in questo caso, si sia trattato piuttosto di un'aggressione verbale, piuttosto che fisica. Insomma non la percepisco come un'aggressione nei confronti della persona piuttosto nei confronti di un discorso. Di un dibattito in corso. Questo signore avrebbe potuto esprimere pacificamente il proprio pensiero dimostrando che, i fatti raccontati nel libro, ad esempio, potevano essere non corrispondenti alla realtà... Bisognerebbe entrare nel merito delle questioni per poter esprimere un giudizio. Dovremmo cercare quindi di capire cosa significhi una religione all'interno di un paese laico». Secondo lei, dunque, sarebbe necessario ricercare il significato che assumono i simboli religiosi? «Certo. Ma dovremmo aprire un paragrafo a parte. Sarebbe interessante iniziare a ragionare in Italia su questioni del genere senza, per questo, fare battute o dare spettacolo. Perché ho l'impressione che, in televisione, alla fine si vada solamente per fare uno show. E non per parlare realmente confrontandosi con gli altri». Il libro «La donna velata» si occupa dell'uso del velo nei paesi islamici. Lei cosa ne pensa? «L'uso del velo è una scelta. Un po' come una donna che, in età adulta, decide di diventare suora. La questione può diventare delicata però, quando il velo viene utilizzato piuttosto come uno strumento politico per imporre, all'interno di una società, un pensiero alternativo. Ma le ragazze che indossano questo indumento devono essere rispettate allo stesso modo delle altre. Insomma, è un discorso molto delicato. E, ripeto, qualsiasi siano i termini della questione, l'importante sarebbe tornare di nuovo a parlare piuttosto che a litigare. Soprattutto sul piccolo schermo». Sim. Cap.

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