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Il segretario: «Serve un cambio di passo»

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E Mussi si scaglia contro i tagli alla ricerca

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Già, perché a ventiquattrore di distanza dal grido sconsolato di Prodi agli alleati («Non mi sostenete»), il segretario Ds, non solo invita a non sottovalutare «l'impatto che può derivare dalla decisione di due società internazionali di rating di abbassare la classificazione finanziaria del nostro Paese» (Prodi aveva minimizzato parlando di una «fotografia del passato»); ma se la prende addirittura con la Finanziaria. Sia chiaro il segretario Ds non pensa che la Manovra sia tutta da buttare, ma da correggere sì, e non poco. «Non è un problema di comunicazione - dice - ed eventuali limiti di comunicazione sono figli di un problema: riposizionare la Finanziaria nella sua funzione centrale che è quella della crescita». Fassino parla di un «cambio di passo che recuperi fiducia dei cittadini, credibilità degli operatori economici e credito internazionale». E perché il suo discorso non rimanga solo un avvertimento elenca anche i «correttivi» che dovranno essere apportati in Parlamento. Anzitutto una verifica degli effetti della «rimodulazione fiscale». Poi una tassa di successione che «sia coerente con l'impegno assunto in campagna elettorale». Quindi un «contenimento della spesa pubblica che non pregiudichi servizi e prestazioni essenziali», trasferimenti agli enti locali che permettano di «garantire essenziali livelli di prestazioni sociali» e infine risorse adeguate per la sicurezza. Insomma, Fassino non è affatto disposto a sottovalutare né i segnali che arrivano dal sistema mediatico e dall'opinione pubblica; né, soprattutto, «il malessere e i dissensi manifestati in particolare da settori di ceto medio - dipendente e autonomo - e nel nord del Paese, cioè nelle aree sociali e territoriali più sensibili ai rischi della stagnazione e alle esigenze di innovazione». Per questo prova a correre ai ripari. Ma non è solo il segretario a mettere in luce i limiti della Finanziaria. Molti dei presenti infatti, prendendo la parola dal palco, si augurano che, nel delicato passaggio parlamentare, arrivi qualche modifica. Lo spera soprattutto il ministro dell'Università Fabio Mussi che, per l'ennesima volta, lascia intendere di essere pronto a lasciare il suo posto se non si interverrà contro i tagli alla ricerca. «Il partito - dice - metta il suo peso per una correzione perché non penso che questo governo possa presentarsi come quello che una politica che si allontana dagli obiettivi di Lisbona. Certo questo ministro non è disposto ad assumersi questa responsabilità». Anche Mussi, fa riferimento all'«onda ripida di delusione nel mondo della scuola e delle ricerca dove altissime erano le aspettative» e avverte: «Attenti perché se si delude qui le conseguenze possono essere pesanti». E, mentre il presidente della Commissione Finanze di Palazzo Madama Giorgio Benvenuto torna a sollecitare l'introduzione di una clausola che salvaguardi i redditi fino a 40mila euro e misure a favore degli incapienti, la posizione unitaria della Quercia viene riassunta in un'ordine del giorno presentato al termine della Direzione. Il testo, approvato all'unanimità, esprime apprezzamento per la «filosofia» della Manovra, ma ribadisce che «i Ds sono impegnati a favorire la positiva conclusione della discussione in corso sul miglioramento di alcune importanti misure». L'attenzione e il lavoro della Quercia è focalizzato su tre fronti: università e ricerca, sicurezza e attenzione verso la «fascia più povera della popolazione non coinvolta nella manovra sull'Irpef». Prodi e gli alleati sono avvisati.

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