Il 17 e il 20 novembre
Ricercatori e docenti scioperano contro la riduzione dei fondi
Ai quali la Finanziaria, fondamentalmente, non è riuscita a dare una risposta. Punti critici sottolineati non solo dai sindacati di categoria e dalle associazioni dei docenti e degli studenti, ma anche dallo stesso ministro Fabio Mussi con tanto di dati e cifre. Una su tutte è il fondo di finanziamento ordinario dell'università che ha avuto un incremento di novantaquattro milioni di euro mentre - con il taglio dei consumi intermedi - l'università ne riprenderà 150 milioni. Lo «strappo» fatto ieri Mussi, segue la denuncia fatta nei giorni scorsi dalla Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui), e ribadita ieri: «Un milione e ottocentomila studenti e le decine di migliaia di ricercatori subiranno ancora l'inevitabile contraccolpo dello scadimento dei servizi». La Crui aveva ritenuto «indispensabile una vera e propria revisione di rotta» della Finanziaria che, al contrario, «appare onerosa e mortificante per il sistema universitario italiano». «Le perentorie dichiarazioni del Ministro Mussi, che condivido in pieno - ha affermato Guido Trombetti, presidente della Crui - fanno crescere lo straordinario allarme presente nel mondo dell'Università. È preoccupante che il governo non intenda porre rimedio al danno irreparabile che i provvedimenti annunciati con la Finanziaria, arrecherebbero al sistema universitario italiano». Da parte loro, i sindacati confederali dell'università e della ricerca hanno proclamato due giornate di sciopero generale: sia il 17 novembre - per il personale dell'università - che il 20 novembre, per il comparto della ricerca: un netto «no», quindi, alla legge Finanziaria, che «porta avanti una vera e propria opera di killeraggio verso gli enti di ricerca pubblica e l'università». «Il governo - ha commentato Enrico Panini, segretario Cgil-Flc - subito dopo la proclamazione di uno sciopero generale e, soprattutto, dopo la forte denuncia del ministro Mussi non può più fare finta di niente. Ed è chiamato a dare coerenza agli impegni assunti in campagna elettorale per quanto riguarda ricerca, scuola, università». Lo stesso Mussi, d'altra parte aveva detto mercoledì scorso che «ha ragione chi lamenta scarsità di risorse per il sistema universitario. Ciò vale soprattutto per un aspetto: il taglio ai consumi intermedi, che la finanziaria non ha corretto. Insisterò fino alla fine perché ciò venga fatto. Correggere questo aspetto, infatti, è obbligatorio». Quella che il ministero dell'Università e Ricerca intende perseguire è quindi «una politica di investimenti e di qualità. Stiamo introducendo all'interno del sistema qualche sostanza benefica. In finanziaria - aveva ricordato Mussi - c'è quella che io ho definito "pacchetto serietà", contro la proliferazione scriteriata dei corsi, delle facoltà, delle università telematiche e poi c'è l'introduzione, dopo dodici anni che se ne parla di una agenzia per la valutazione in modo che, nei prossimi anni, una parte crescente del budget venga assegnato agli atenei in base ai risultati ottenuti». Lo stesso Mussi aveva ammesso che, in questo primo anno, la nota dolente è la quantità di risorse che se per la ricerca vanno abbastanza bene per l'università sono decisamente scarse: «I novantaquattro milioni di euro di incremento sono infatti accompagnati da un taglio dei consumi intermedi che, in sostanza, porta a un definanziamento. Non posso accettare questa cosa. Da luglio sostengo che è sbagliata e continuerò a battermi perché venga corretta. Certo fiumi di soldi non ci saranno e, quelli che ci sono, vanno spesi bene ma nella legislatura si possono fare cose eccellenti».