Confindustria boccia Prodi «Manovra classista»

Non possiamo più avere una coalizione con la sinistra conservatrice e amssimalista che frena il futuro del Paese, devono prevalere i riformisti». È un attacco duro quello del presidente della Confindustria Luca di Montezemolo che nonostante abia portato a casa la modifica del prelievo del Tfr, continua a non lesinare critiche alla manovra economica. E il richiamo alla sinistra estrema non è casuale giacchè ormai solo questa e il segretario della Cgil Guglielmo Epifani continuano a difendere la spada tratta la Finanziaria. Anche i Ds, con Fassino ieri alla direzione del partito, hanno preso la distanze dalla manovra. L'affondo di ieri di Montezemolo ha quindi una valenza più politica che economica e si configura come la sollecitazione a quei partiti riformisti della maggioranza a smarcarsi dalla sinistra estrema e ad accelererare sulla costituzione del Partito Democratico. Non solo. L'assenza di Montezemolo al convegno di Frascati della fondazione Glocal con Francesco Rutelli e l'aver preferito invece il Forum della piccola industria di Prato, è stato interpretato da molti come una presa di distanza dai Dl in chiave anti Prodi. Sono settimane che Montezemolo viene indicato nel partito anti premier e tra coloro che vorrebbero un cambio della guardia a Palazzo Chigi sempre però in chiave centrosinistra. È in questa ottica che ieri sono state lette le sferzate del presidente degli industriali alla Finanziaria. Ma c'è anche chi legge l'affondo di Montezemolo come un segno della sua disponibilità a scendere il politica. Le critiche che ha mosso alla manovra del governo sono senza appello. L'ha definita classista, dominata dall'invidia sociale, incapace di immaginare un futuro del Paese orientato allo sviluppo. Per il presidente degli industriali è una Finanziaria «senza anima e senza coraggio» in cui «prevalgono nettamente le entrate fiscali e contributive, mentre sono assenti i tagli alla spesa pubblica e iniziative di sostegno allo sviluppo. Montezemolo bolla come «una polpetta avvelenata che ci è stata imposta» l'accordo dell'ultima ora sul Tfr e accusa il governo di mancanza di «una visione» confermando così la chiusura della linea di credito alla maggioranza e annunciando che l'offensiva continuerà sino a quando la guida del Paese non sarà in grado di garantire quello che la manovra non prevede: una svolta nella politica economica e di bilancio che consenta di immaginare un futuro di sviluppo per il Paese. Per il Tfr precisa che la Confindustria firmerà l'accordo sulla soglia di esenzione per le aziende con 50 addetti solo se partiranno da subito, e cioè dal 2007, le compensazioni. Sottolinea che «l'unico accordo tra maggioranza e opposizione è stato quello sull'indulto, che è servito a mettere fuori dalla galera dei mascalzoni». Tra le righe Montezemolo lascia intuire che non ritiene Prodi più in grado di riportare il Paese in carreggiata e invece «bisogna modificare la rotta e il tempo stringe». Ma l'attacco al governo non significa adesione al progetto della Cdl. Montezemolo boccia la strategia della piazza. «Non abbiamo bisogno delle piazze ma di proposte e decisioni». E condanna anche i fischi a Vicenza all'Inno di Mameli. «È una cosa vergognosa». Come dire che gli estremismi da una parte e dall'altra sono lontani da quello che Confindustria auspica per il buon governo del Paese.