I fischi a Prodi? Fanno parte della democrazia
«Sono cose che non ci riguardano», hanno spiegato ieri alcuni monsignori uscendo dalla prolusione tenuta dal cardinale Camillo Ruini nell'ultimo giorno del convegno veronese. «I fischi - hanno commentato da Verona - sono legittimi in un regime di democrazia, ma non hanno motivo di esistere in un convegno che si propone di lavorare su altre finalità». La sensazione, vivendo in presa diretta la reazione dello stadio Bentegodi a Prodi, è che i fischi siano arrivati dai cattolici in quanto cittadini italiani, per contestare al premier le decisioni prese dal governo in merito alla legge finanziaria. Una legge che non è andata giù a gran parte degli italiani e, quindi, anche a tanti cattolici. La sensazione, insomma, è che non si sia trattato di un dissenso dei cattolici per qualche presa di posizione sbagliata del governo sui temi etici o altro. «Ero allo stadio - ha commentato ieri un sacerdote presente al convegno - e la sensazione che si è avuta è che i fischi siano partiti spontanei, senza previe organizzazioni. Quando Prodi è entrato allo stadio, gran parte degli spalti hanno iniziato spontaneamente a contestarlo e la stessa cosa è capitata quando il premier è uscito. Sembrava che la gente protestasse più che altro per la legge finanziaria». Insomma, stando alle dichiarazioni di chi era presente allo stadio, non sembra che i fischi siano stati provocati da una «claque» di militanti di qualche partito del centro destra. Sembra, piuttosto, che il tutto sia nato spontaneamente. Ieri, la prolusione conclusiva al convegno del cardinale Cammillo Ruini, non ha ovviamente dedicato neanche una riga ai fischi dello stadio. E anche i delegati presenti in Fiera Verona per ascoltarlo, avevano poca voglia di parlare di un accaduto che non li riguarda. All'uscita dal padiglione della fiera dove Ruini ha parlato, le domande riferite a Prodi suscitavano tra i più insofferenza e un certo fastidio, come a dire: «Chi se ne frega dei fischi, problemi di Prodi e non nostri». Insieme a queste considerazioni, resta il fatto che per i vescovi i fischi non c'entravano col convegno. Il primo presule che ha voluto esprimersi in questo senso è stato monsignor Vinenzo Paglia, vescovo di Terni, Narni e Amelia e, insieme, padre spirituale della Comunità di Sant'Egidio: «Si è trattato di un episodio inqualificabile - ha detto Paglia -. Una cosa lontana dal senso del nostro convegno». E ancora: «Sono cose che non dovrebbero accadere neanche in uno stadio. E poi la messa di Benedetto XVI è stata celebrata proprio nello stadio e, dunque, in un certo senso, questo ha reso il luogo paragonabile a una chiesa. Ancor di più, quindi, la contestazione mi pare totalmente fuori luogo». P. L. R.