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Chiesa e Islam trovano un punto di forte coesione contro il terrorismo

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Messaggio del Vaticano nell'ultimo giorno del Ramadan

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Dopo Ratisbona ormai è chiaro che l'acceleratore del dialogo è spinto al massimo. L'11 settembre è la data che ha imposto a tutti la «minacciosa e ardua sfida» rappresentata «dal terrorismo internazionale». Nell'analisi del presidente dei vescovi italiani, contenuta nella sua relazione conclusiva al convegno ecclesiale di Verona, tuttavia il terrorismo di matrice islamica è soltanto un aspetto di una problematica «molto più ampia» da ricondursi «al risveglio religioso, sociale e politico dell'Islam e alla volontà di essere di nuovo protagonista sulla scena mondiale». Un risveglio, ha spiegato Ruini, che «accomuna» le popolazioni islamiche pur con tutte le loro differenze e tensioni. Spetta alla Chiesa italiana essere «attenta e partecipe verso queste tematiche, decisive per gli anni che ci attendono». La fine del Ramadan, il mese di digiuno e di preghiera per oltre un miliardo di musulmani nel mondo, è stato ricordato in Vaticano con un significativo messaggio rivolto all'intero mondo islamico. Obiettivo: stringere la collaborazione esistente ed intensificare il dialogo interreligioso. Il «cammino di un dialogo autentico può essere talvolta arduo», ma «diventa più che mai necessario» hanno scritto i vertici del dicastero del Dialogo Interreligioso, il cardinale Paul Poupard e il sottosegretario, monsignor Pier Luigi Celata. Nella sala stampa dove alcuni prelati spiegavano il significato del testo c'era anche Abdellah Reduane, segretario del centro culturale islamico d'Italia che più tardi ai giornalisti spiegava «di avere accettato l'invito per testimoniare che la convivenza è possibile». «È in gioco probabilmente — scrive il cardinale Poupard nel messaggio di fine Ramadan — la credibilità delle religioni, ma anche quella dei capi religiosi e di tutti i credenti. Se non teniamo il nostro posto come credenti, molti si interrogheranno sull'utilità delle religioni e sulla nostra coerenza in quanto uomini e donne che si prostrano davanti a Dio». Il cardinale Poupard non esita a mettere in evidenza il messaggio contenuto nella prima enciclica di Benedetto XVI, Deus caritas est, in cui si parla dell'amore quale missione prioritaria della chiesa nel mondo. Sono le difficoltà quotidiane e i problemi che gravano sul pianeta a «sollecitare l'attenzione» di musulmani e cattolici. Serve, ha concluso il cardinale, «un importante contributo per ristabilire e rafforzare la pace all'interno delle nazioni e tra i popoli». I rapporti col mondo islamico dopo le reazioni al discorso del Papa di Ratisbona sembrano ormai acqua passata. «L'equivoco e le incomprensioni sono state chiarite. Bisogna andare avanti nel dialogo con più lena» hanno sottolineato monsignor Pierluigi Celata, sottosegretario del dicastero e il cardinale francese. I contatti tra il Vaticano e gli esponenti del mondo islamico procedono con maggiore vigore con vari interlocutori: iraniani, libici, palestinesi ed egiziani. Monsignor Khaled Akashed, capo ufficio per i rapporti con l'Islam, ha annunciato che il tema dei rapporti tra religione e ragione saranno al centro dei futuri incontri interreligiosi tra i quali un summit previsto per il prossimo 24 febbraio prossimo al Cairo, con le autorità musulmane di Al Azhar. «La data del nostro incontro annuale è stata scelta dai nostri fratelli musulmani per commemorare la visita di Giovanni Paolo II avvenuta nel 2000». Intanto secondo il ministro della Solidarietà, Paolo ferreo, in Italia non c'è assolutamente bisogno di una legge sul velo: «La riterrei sbagliata - ha detto a margine della quinta giornata del dialogo cristiano islamico - l'evoluzione dei costumi è tanto più rapida quanto meno è costretta».

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