Proteste vietate davanti a Palazzo Chigi
A vedersi vietare la «piazza del potere», invece, sono stati uhn centinaio di rappresentanti e simpatizzanti di alcuni centri sociali, giovani di estrema sinistra che avevo chiesto l'autorizzazione a protestare davanti a Palazzo Chigi contro la legge sull'immigrazione firmata da Bossi e Fini, due esponenti di rilievo della Cdl. Una legge, tra l'altro, che l'attuale maggioranza vuole cambiare. Il problema, infatti, è ufficialmente l'ordine pubblico e, sempre ufficialmente, la decisione è dell'omonimo comitato cittadino, il quale il 20 settembre scorso ha deliberato che «per garantire la massima sicurezza sia necessario non concedere più piazza Colonna per lo svolgimento di pubbliche manifestazioni, garantendo per il diritto a manifestare l'utilizzo di aree circostanti». La Questura capitolina, inoltre, ha sottolineato che il preavviso non era stato presnetato dai «disobbedienti» entro i termini di dovuti. In realtà, i più maliziosi trovano lecito pensare che di fronte alla chiara e diffusa perdita di consenso, il governo stia cercando di mettere la sordina alla protesta. Anche confinandola a poche centinaia di metri dalla sede dell'esecutivo, visto che oggi a Galleria Colonna (ribattezzata Alberto Sordi) ci sarà una manifestazione e che piazza Montecitorio resta «agibile» per sit-in e altre forme di dissenso. Sebbene nella maggioranza e all'interno dello stesso esecutivo sembra ci sia chi non è d'accordo con il provvedimento, l'idea sarebbe nata dopo la manifestazione dei tassisti romani contro il decreto sulle liberalizzazioni e si sarebbe rafforzata dopo quelle per il ponte sullo Stretto e degli avvocati. Categorie che, a differenza dei centri sociali, avevano nel mirino proprio Palazzo Chigi. E qualcuno fa notare che, malgrado le proteste quasi quotidiane, l'ex premier Silvio Berlusconi non aveva mai adottato misure del genere mentre questo accade oggi per la prima volta con Romano Prodi. Comunque, ispirato dal Professore e dai suoi o originato da ragioni squisitamente «tecniche», l'inedito divieto è entrato in vigore. Certo, è vero che dall11 settembre 2001 e con il peggioramento della situazione internazionale e il rischio-attentati piazza Colonna è stato inserito nell'elenco degli «obiettivi sensibili», cioè possibili target terroristici. E già con il Cavaliere a Palazzo Chigi la piazza era stata transennata e i controlli delle forze dell'ordine intensificati. Senza però arrivare alla proibizione di manifestare sotto la colonna di Traiano. Dal documento stilato dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal prefetto Achille Serra si evince il riferimento alle ultime proteste di categoria, anche se i soggetti non vengono nominati direttamente: «Nel corso di una serie di recenti manifestazioni - si legge nelle motivazioni di rifiuto dell'autorizzazione del sit-in dei centri sociali - nella citata località si sono verificati tentativi di invadere l'intera piazza Colonna con conseguenti turbative che hanno quasi interessato l'ingresso della Presidenza del Consiglio dei Ministri». Da oggi in avanti, dunque, i cortei dovranno fermarsi a una distanza di sicurezza. Unica deroga: la concessione a una piccola delegazione di manifestanti, debitamente scortata dalle forze dell'ordine, di raggiungere l'area proibita a piedi per incontrare rappresentanti del governo.