Ulivisti contro ex Popolari

E il presidente Francesco Rutelli rompe gli indugi e dà mandato al coordinatore Antonello Soro di convocare la direzione, anche se non è stata ancora trovata l'intesa con gli ulivisti, che chiedono di azzerare i tesseramenti o, più precisamente, di incrociare le liste degli iscritti con quelle delle primarie. Una procedura che farebbe slittare i congressi locali a dopo Natale. Ma c'è un'altra richiesta, non scritta e detta a voce a Rutelli, come riferisce un parlamentare ulivista che chiede di non essere citato: «I responsabili del tesseramento e dell'organizzazione sono tutti mariniani, e così chi dovrebbe fare i controlli. Vogliamo che ai tavoli dei congressi ci siano rappresentanti di tutte le componenti per evitare che chi vota sia davvero la persona iscritta». Insomma, la diffidenza è forte e suscita ire: anche gli ex Popolari stanno per presentare richieste di garanzia perché non vogliono far la parte di chi ha truccato le carte. Ieri il responsabile del tesseramento Salvatore Ladu si è scagliato contro il regolamento della Margherita «voluto da Parisi» che prevede la possibilità di iscriversi al partito senza passare per i circoli, e quindi senza nessun controllo se non a posteriori. Immediate le reazioni uliviste: «Sarebbe come dire che la colpa di chi fa un illecito sta nella legge che lo vieta — replica Franco Monaco — Così non si può andare al congresso». E una prodiana della prima ora come Marina Nagistrelli aggiunge: «Per noi è conditio sine qua non la garanzia su chi ha diritto a votare. Non faremo un congresso che è minato nelle basi». La minaccia è di quelle pesanti: non partecipare alle Assise che decideranno il futuro del Partito democratico. D'altra parte, la richiesta di un confronto politico «più ampio» attraverso la convocazione dell'ufficio di presidenza del partito sul caso «tessere fantasma» arriva a Rutelli anche dal ministro Rosy Bindi che, in una lettera, chiede «una riflessione più stringente e approfondita» dopo le decisioni della commissione di garanzia che sono «un primo passo» ma «non esaustivo». Una questione di metodo e di merito, dunque. Ma da parte dei Popolari, in ogni caso, si teme che i parisiani vogliano far saltare addirittura il congresso: «Qui - afferma Ladu - si vuole delegittimare il tesseramento in quanto tale: o per non fare il congresso o per farlo a modo loro. Ma su questo noi non ci stiamo».