Solo il 49% degli italiani ha fiducia nel premier. Il 64% sta con il ministro degli Esteri
Dopo aver tentato invano di oscurare il suo «ingombrante» vicepremier, Romano Prodi è costretto a capitolare. A dargli il «colpo di grazia» un sondaggio di Ipr Marketing pubblicato da Repubblica. Un sondaggio che evidenzia come, nel giro di tre mesi, il Professore abbia perso buona parte della fiducia che gli elettori avevano riposto in lui. Cosa che non è accaduta al titolare degli Esteri che, invece, si conferma numero uno tra i ministri. I dati lasciano poco spazio alle interpretazioni. Da luglio a ottobre il Professore ha perso 9 punti (da 58 a 49) tra coloro che avevano «molta» o «abbastanza» fiducia in lui, mentre ha visto crescere il numero di chi ha perso ogni speranza (da 37 a 48). Un vero e proprio tracollo che ha investito anche il governo che è passato dal 63% di intervistati «fiduciosi» di luglio, ad un misero 45%. Chi non piange è invece il vicepremier D'Alema che, nonostante una lieve flessione (a luglio aveva un indice di fiducia del 68% passato oggi al 64%) si conferma il primo della classe dell'esecutivo. Venisse inserito nella classifica dei ministri, con il suo 49%, il Professore sarebbe addirittura quart'ultimo e precederebbe il titolare dei Trasporti Alessandro Bianchi (47%), quello dell'Attuazione del Programma Giulio Santagata (46%) e il Guardasigilli Clemente Mastella (42%). Insomma, la già traballante leadership del Professore finisce ancora una volta sotto attacco o, meglio, finisce nel mirino del «fuoco amico». Sarà un caso ma è la terza volta nel giro di due settimane, che Repubblica ospita sondaggi critici nei confronti del Professore. Domenica 8 ottobre aveva pubblicato la rilevazione dell'Atlante di Ilvo Diamanti secondo cui il leader politico più apprezzato nel centrosinistra era Walter Veltroni. Poi era stata la volta di una ricerca dell'Istituto Piepoli (sabato scorso) che metteva in luce lo scarso «amore» dell'elettorato ulivista nei confronti del Partito Democratico. Il motivo, aveva spiegato Piepoli, era la mancanza di un leader. Ma anche in questo caso Prodi era rimasto al palo. Tracciando l'identikit del «leader più desiderato», infatti, Piepoli aveva parlato di «una figura di grande carisma, più 40enne che 50enne, capace di parlare di futuro». Ed era stato proprio il Fondatore Eugenio Scalfari, lo scorso 11 giugno, il primo «intellettuale di sinistra» a condurre un attacco organico al governo. Dopo appena 5 mesi mesi, quindi, Prodi sembra essere riuscito nell'impresa più difficile: quella di deludere un po' tutti. Ma i dati dei sondaggi, si sa, sono sempre soggetti ad interpretazioni. Così, dopo la pubblicazione, Cdl e Unione si sono dilettate nel «balletto» del botta e risposta. Per l'azzurro Renato Schifani «basta girare l'Italia per toccare con mano quanto gli italiani siano addirittura preoccupati di questo governo». E se il presidente dei senatori di An Altero Matteoli parla di una fiducia «destinata a crollare ulteriormente», il leghista Roberto Calderoli è ironico: «Anche la madre di Prodi avrà dei dubbi se votarlo la prossima volta». Di parere opposto i capigruppo dell'Ulivo alla Camera e al Senato che provano, invece, a giustificare il dato. Per Dario Franceschini la colpa è della Cdl che ha lasciato in eredità «conti distrastrosi». Sulla stessa linea Anna Finocchiaro: «Un calo di fiducia del governo in sede di discussione della prima Finanziaria della legislatura è del tutto normale nella grave situazione di debito pubblico che abbiamo ereditato». Critico il Radicale Daniele Capezzone che legge il dato come il risultato dei «danni gravissimi» creati «nel rapporto con ampi settori di opinione pubblica».