Pancalli (Coni): «Identità di vedute per centrare il risultato»
Parliamo con lui della approvazione alla Camera della mozione bipartisan sulla candidatura di Roma a sede delle Olimpiadi 2016. Presidente Pancalli, come commenta l'accordo per i Giochi capitolini? «Da uomo di sport e da romano non posso che esserne felice. Condivido le azioni intraprese dal sindaco Veltroni per avere il sostegno di tutti gli schieramenti politici al fine di portare avanti il discorso olimpico. Su progetti così importanti il Paese non deve dividersi: deve esserci identità di vedute e un traguardo comune». Quali devono essere i primi interventi sulla città eterna? «I comitati preposti e il sindaco Veltroni valuteranno quali azioni portare avanti. Per fare qualche esempio di come dovrebbe cambiare una metropoli sarebbe comodo, ma anche sbagliato, fare paragoni con la recente esperienza italiana di Torino 2006. Non si possono mettere a confronto i Giochi invernali con quelli estivi: le necessità e le strategie organizzative sono diverse. Roma ha in cantiere molti progetti di impianti sportivi come la cittadella di Tor Vergata e il centro paralimpico del Tre Fontane. Inoltre, ci sono in programma eventi come i Mondiali di nuoto del 2009 che potranno essere utili per preparare la capitale ai Giochi del 2016 da un punto di vista della comunicazione e dell'accoglienza». La candidatura di Roma non sarà solo olimpicaà «Ricordiamo a tutti che la candidatura è anche paralimpica. Questo fatto ci consentirà di affrontare l'atavica questione delle barriere architettoniche e sensoriali non solo negli impianti sportivi ma anche nella città. Non bisogna pensare alle paralimpiadi solo dal punto di vista sportivo ma anche da quello sociale. Per questa manifestazioni moltissimi disabili verranno a Roma, per loro ci sarà bisogno di strutture adeguate». Un centro sportivo adeguato potrebbe essere il Tre Fontane all'Eur. «Il Tre Fontane deve diventare la casa dello sport paralimpico e, al tempo stesso, uno spazio aperto anche ai normodotati. Al momento, il progetto per la realizzazione del complesso prosegue lentamente; imprese di questo tipo incontrano difficoltà burocratiche e problemi di reperimento delle risorse finanziarie. Il fatto di essere operativi su una candidatura olimpica ci aiuterà a superare questi ostacoli. L'impatto dei giochi su Roma a livello paralimpico sarà notevole: solo tra atleti e accompagnatori potrebbero esserci 8000 persone accreditate». Se l'Italia ottenesse gli Europei di calcio del 2012, l'Olimpico di Roma potrebbe essere migliorato in vista dei Giochi del 2016. «L'Olimpico è accessibile ai disabili motori in tribuna Tevere ma ha bisogno di una riqualificazione attenta per le persone con altri tipi di problemi. Potrebbe far sorridere il fatto che un cieco vada allo stadio per una partita ma ci sono moltissime persone che lo fanno. Il mio vicepresidente, Remo Breda, è un non vedente ma va alle partite di pallacanestro che gli vengono raccontate da un accompagnatore. Le manifestazioni sportive devono essere fruibili da chiunque vi si rechi; è un momento per stare in compagnia e socializzare. Gli stadi non devono essere preclusi a nessuno. Bisogna provvedere al più presto a creare mappe e percorsi tattili per non vedenti, come quelli che in questi ultimi tempi sono stati messi sui marciapiedi, e a segnalazioni visive per i non udenti. Lo stadio Olimpico deve essere degno del suo nome. Per quello che riguarda l'accessibilità dei disabili agli altri impianti sportivi romani, ad oggi meritiamo un'insufficienza in pagella ma ci stiamo adoperando per migliorare questa situazione». Per gli spostamenti, cosa si deve fare? «Negli ultimi 10 anni, i servizi di pubblico trasporto sono migliorati molto ma per il 2016 bisogna fare altri passi avanti. Si pensi alla metropolitana quasi totalmente inaccessibile. Abbiamo l'occasione per trasformare Roma in una città veramente a misura d'uomo».