L'autore dell'indagine
Per Noto «bisogna distinguere due livelli: da un lato la tempistica cioè cosa sta accadendo adesso nello scenario politico; dall'altro se e come questo calo di fiducia influenza le intenzioni di voto». Partiamo dal primo aspetto. «Sicuramente i dati di questi tre mesi evidenziano un trend negativo. A luglio, in piena "luna di miele", c'era ancora molta fiducia. Poi c'è stato un decremento che ha preceduto la Finanziaria ed è aumentato dopo la presentazione della Manovra». Cosa vuol dire? «La Finanziaria, non dimentichiamolo, è sempre punitiva per il governo. Ma qui c'è un elemento ulteriore». Quale? «Nella realtà è come se il governo mancasse di un progetto. Chiede agli italiani più sacrifici ma, allo stesso tempo, non è in grado di inviare un messaggio di fiducia. Il cittadino sa che dovrà pagare più tasse, ma non sa quali saranno i benefici». Insomma, la colpa è delle tasse? «Non precisamente. I cittadini si attendevano, in qualche modo, che con Prodi avrebbero pagato più tasse. Pensavano, però, che questo sarebbe avvenuto con un modello diverso. Invece il premier ha riproposto lo stesso modello delle Manovre degli anni precedenti: chi può pagare le tasse le deve pagare». Però ha puntato molto sulla lotta all'evasione? «Anche qui è arrivato un messaggio, giusto nei contenuti che, però, fa paura. Non è vero che c'è solo una classe che evade. La possibilità di non pagare le tasse è trasversale in tutti i ceti». Questo calo di fiducia come si traduce in termini di voti? «Le intenzioni di voto si muovono in maniera minore diciamo intorno all'1-2%. Questo significa che alla sfiducia nei confronti dell'esecutivo, non corrisponde una fiducia nell'opposizione. Insomma, c'è un'area critica nel centrosinistra che sta lanciando un avvertimento al governo». N. I.