Gentiloni torna all'attacco del Cda
«Serve una nuova governance». Ma Landolfi (Vigilanza) lo frena subito
È passata quasi mezz'ora da quando ha preso la parola nell'audizione davanti alla Commissione di Vigilanza Rai ed il ministro entra nel vivo del confronto. Parla di Rai, di Auditel e di sudditanza dei programmi alla pubblicità. Chiede più qualità e servizio pubblico. Un equo rapporto tra pubblicità e canone. Ed infine arriva al cuore della questione: «La Rai al momento con un sistema politico bipolare ha un'instabilità insostenibile, quindi serve una struttura più autonoma che faccia capo ad una fondazione con un sistema di nomine con maggioranze qualificate per i vertici». Gentiloni punta al boccone più appetibile della riforma Rai: il funzionamento del Cda. Non è una novità, sono mesi che l'attuale maggioranza cerca un grimaldello per far saltare l'attuale consiglio a prevalenza centrodestra. Sullo sfondo i mugugni del centrosinistra per la presidenza di Petruccioli, considerato troppo moderato. La soluzione offerta da Gentiloni è una riforma complessiva dell'Azienda con annesso Cda. Il colpo non è da poco e nei fatti significherebbe per la Cdl la totale impossibilità di frenare gli appetiti aziendali dell'Unione. Infatti fino ad oggi lo spoil system unionista è stato bloccato grazie alla maggioranza nel consiglio d'amministrazione. È subito Mario Landolfi, presidente della Commissione Vigilanza Rai, a parare il colpo ricordando che non esiste nessuna instabilità in Rai. Anzi «visto che c'è un Cda che ha raggiunto l'unanimità su molte questioni delicate ed importanti, non condivido il giudizio del ministro Gentiloni sulla Rai attuale». L'Unione non ci sta e contrattacca con l'ulivista Franco Monaco che bacchetta Landolfi: «Sa benissimo spesso le decisioni unanimi sono la prova dell'invadenza politica, la sanzione che partiti e correnti sono stati accontentati». Finisce qui? Certo che no. Landolfi mette il dito nella piaga: «Se l'Unione vuole la testa di Petruccioli abbia il coraggio di dirlo». D. C.