Duecento emendamenti dai dicasteri Allarme al Quirinale, convocato Prodi
Interviene anche Napolitano che vuole vederci chiaro. Persino i ministri che hanno varato la Manovra ne prendono adesso le distanze. E non si tratta di semplici dissapori: è una vera e propria fuga dalla legge di bilancio. Una massiccia pioggia di emendamenti allla loro Finanziaria infatti è stata presentata dagli stessi membri del governo. Sono in totale 254 le proposte di modifica alla manovra che provengono dai dicasteri e con un unico destinatario: Palazzo Chigi. I titolari dei vari ministeri, a quanto si apprende, hanno infatti inviato una serie di richieste, sottoforma di emendamenti, da inserire nella Finanziaria. Ma dalla sede del governo sembra che siano molto intenzionati a non allentare i cordoni della borsa: sempre secondo quanto si apprende da fonti di Governo, l'imperativo è infatti quello di fare una «valutazione di merito, molto selettiva. Le modifiche devono essere limitate». Probabilmente, l'obiettivo è quello di arrivare ad una rosa ristretta di non più di 30-40 emendamenti. Di fronte a questa situazione l'esecutivo chiederà il voto di fiducia sul decreto fiscale che accompagna la Finanziaria: su questo punto non ci sono più molti dubbi. oggi il Consiglio dei ministri autorizzerà la richiesta di fiducia che però dovrebbe essere posta in Aula alla Camera solo la prossima settimana. Un accordo in questo senso è stato trovato fra i capigruppo delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera che in serata si sono riuniti con i presidenti delle due commissioni. L'intesa tiene conto delle richieste dell'opposizione, che vuole continuare l'esame del decreto nelle commissioni anche oggi, e allontana il rischio di una reazione della Cdl di ostruzionismo in Aula, che allungherebbe molto i tempi di approvazione. Ma secondo alcune voci serpeggiate nella maggioranza non dispiacerebbe nemmeno al governo, che avrebbe più tempo per la messa a punto del maxiemendamento sul quale verrà chiesta la fiducia. Nel pomeriggio il ministro e il vice ministro dell'Economia, Tommaso Padoa-Schioppa e Vincenzo Visco, hanno lavorato a Palazzo Chigi proprio sulle misure del maxiemendamento. Il Quirinale è preoccupato. In principio era una manovra da trenta miliardi. Una metà destinata a riallineare il deficit con i parametri di Maastricht, l'altra metà a interventi per sostenere lo sviluppo e incoraggiare un nuovo patto fra sindacati e imprenditori. E ora? Alla vigilia dell'approdo del decreto fiscale la dimensione della Legge Finanziaria con annessi e connessi è salita a 40 miliardi; il contenuto è in continua evoluzione. Le voci si rincorrono. Cosa succede? Per vederci chiaro, Giorgio Napolitano ha invitato a pranzo al Quirinale Romano Prodi, Tommaso Padoa Schioppa ed Enrico Letta Di fronte a una situazione che rischia di inasprire il confronto con l'opposizione e di creare un momento particolarmente delicato al Senato, dove i margini sono esigui per la maggioranza, Napolitano avrebbe sottolineato che questo non è certo il momento di arroccarsi, ma al contrario è il momento del confronto politico e sociale. Prodi, a sua volta, avrebbe assicurato che il governo vuole offrire tutti i chiarimenti e tutti gli elementi necessari e opportuni per far comprendere lo spirito e gli scopi della Finanziaria e dei collegati, è disponibile a modifiche e aggiornamenti, con un solo limite: lasciare inalterati l'asse della manovra e gli effetti sui conti pubblici e sulla promozione di nuovi investimenti.