Prodi: «Sì al velo ma senza nascondere il viso»
Il premier, in una lunga intervista all'agenzia Reuters, ha chiarito che non intende assolutamente impedire alle donne musulmane di rispettare le loro tradizioni, ma ritiene che sia sufficiente applicare delle regole di «buon senso». Da qui l'invito alle donne musulmane che vivono nel nostro Paese a «non nascondersi, non coprirsi il volto». «Se vuoi indossare il velo va bene, ma deve essere possibile vederti. È un fatto di buon senso, credo, è importante per la nostra società. Non si tratta di come ci si veste — ha aggiunto — ma se ci si nasconde o meno». Nel corso dell'intervista, Prodi ha affrontato anche la questione dei flussi di clandestini che sbarcano sulle coste italiane, chiedendo all'Unione Europea un controllo più rigido del Mediterraneo. Nello stesso tempo ha annunciato che in Italia si semplificheranno le procedure di acquisizione della cittadinanza per gli immigrati regolari. «Gli immigrati sono parte del nostro futuro», ha spiegato Prodi, pensando al progetto del governo di concedere la cittadinanza dopo 5 anni di residenza in Italia. «Il problema — ha aggiunto — è avere regole chiare, in modo che se si comportano adeguatamente, hanno rispettato la legge e sono buoni cittadini possono diventare a tutti gli effetti italiani». Prodi non perde l'occasione di rimarcare la differenza con il precedente governo in materia di integrazione e politiche di accoglienza. «La politica del centrodestra era quella di tapparsi gli occhi e lasciare entrare gli immigrati, una politica restrittiva solo in teoria. La mia politica è quella che l'immigrazione vada guidata, garantendo ai nuovi venuti i loro diritti e cercando di essere realistici circa il flusso di arrivi. L'immigrazione sana deve trovare il suo sbocco nella cittadinanza, non c'è altro modo se vogliamo avere un paese ben integrato, così come è stato fatto per gli italiani immigrati in Belgio o in Germania». Un ruolo chiave in questa direzione è rivestito dal prossimo vertice europeo che si terrà venerdì in Finlandia. Italia, Francia, Spagna, Grecia, Cipro, Malta, Portogallo e Slovenia hanno sottoscritto una lettera in cui si rimarca con forza la necessità di una politica comune europea sull'immigrazione. Intanto fa discutere nell'Unione l'ipotesi, sempre lanciata da Prodi, di una riforma in senso maggioritario della «sciagurata» legge elettorale. I «piccoli» dell'Unione si precipitano a mettere paletti: non è nel programma e in ogni caso non è una priorità. Tra i più duri l'Udeur di Mastella, che non manca di ricordare che «le riforme elettorali se approvate comportano di per sè la necessità di rinnovare il Parlamento pena la ovvia delegittimazione di quello in carica».