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Tagli alla scuola, i sindacati minacciano scioperi

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La Finanziaria 2007, esattamente in base al famigerato articolo 66, potrebbe scodellare sul piatto i tanto paventati tagli (poi smentiti) alla scuola. L'avevamo denunciato come rumors di alcune associazioni sindacali proprio alla prima uscita della Finanziaria targata Padoa Schioppa, ora siamo costretti a ribadirlo «coram populi». Nell'ultimo numero di «Tuttoscuola» rivista specializzata del settore, si parla di previsioni nere. «La manovra fiscale prevede di togliere 43.200 posti dall'organico nel 2007 e altri 6.800 negli anni successivi - si legge nell'articolo principale - Una riduzione del 5% del personale che lavora nelle scuole, ben di più di quanto nessuna finanziaria in un solo esercizio finanziario abbia mai previsto in tanti anni. E questi tagli potrebbero non consentire tutte le 150 mila immissioni in ruolo nei prossimi tre anni, perchè non vi potranno essere altrettanti posti vacanti da coprire. Al massimo si potrebbe arrivare a 75 mila». I calcoli sarebbero la conseguenza dell'innalzamento del rapporto alunni/classe di 0,40 punti, prevista dalla finanziaria art.66 appunto, che «dovrebbe portare ad una riduzione di 19.032 posti di docente e di 7.050 unità di personale dal prossimo settembre 2007». E poi «la previsione di abbattimento delle ripetenze nei primi due anni di superiori dovrebbe comportare una riduzione di 1.455 posti di docente e di 425 Ata». Il rientro in classe dal 2007 di docenti specialisti nella scuola primaria farebbe pure risparmiare 8.000 posti e altri 4 mila si aggiungerebbero l'anno dopo. Insomma tra docenti che scomparirebbero (2.656) per effetto della riduzione d'orario delle lezioni e riconversione professionale dei docenti in soprannumero s'arriverebbe a 50.054 posti in meno tra docenti (-41.942) e personale ATA (-8.112). A questo punto si chiede la rivista specializzata «è legittimo parlare ancora di 150.000 assunzioni di precari?» La riduzione delle cattedre decurterebbe le immissioni in ruolo, addirittura della metà. Non si è fatta attendere la risposta concitata dei sindacati, questa volta compatta e senza distinguo: «tagli inaccettabili, siamo pronti alla mobilitazione». Si minaccia lo sciopero della scuola, probabilmente a metà novembre. E intanto si annuncia battaglia in parlamento: «Sul finanziamento del contratto e su tutti gli altri tagli annunciati insistiamo a chiedere, la modifica di queste disposizioni nel corso dibattito parlamentare e l'attivazione dei tavoli concertativi nella fase di adozione dei provvedimenti demandati alla decretazione secondaria». Perchè sul tappeto non c'è solo la questione dei tagli ma anche il rinnovo del contratto scaduto da dieci mesi. E venerdì prossimo i 700 rappresentanti dello Snals (il sindacato autonomo della scuola con più di 200.000 iscritti) ha indetto una manifestazione di protesta (con corteo a piazza Montecitorio) per dire «no ai tagli, ai contratti triennali» al grido di «questa finanziaria ruba ai poveri per dare ai ricchi». Nelle ultime ore un'altra polemica è stata innescata dall'emendamento che prevede non più 100 ma 150 milioni di euro destinati alle scuole private. «Si tratta - ha commentato il segretario generale della Flc-Cgil, Enrico Panini - di una decisione sbagliata. Non vengono restituiti alla scuola statale i 600 milioni sottratti negli ultimi 4 anni e però si incrementano i finanziamenti previsti per le private». Il sindacalista ha fatto pure notare che i 2 miliardi e 400 mln di euro destinati dalla Finanziaria alla scuola «sono in realtà una partita di giro: sono soldi che prima gestiva il ministero e ora passano direttamente alle scuole». Dopo tanto clamore arriva la risposta del Governo. «I dati sono infondati - ha specificato il viceministro alla Pubblica Istruzione, Mariangela Bastico - Sommare mele con pere costituisce un errore macroscopico. Non si considerano l'innalzamento dell'obbligo d'istruzione a 16 anni, l'avvio sperimentale delle sezioni primavera per i bambini dai 2 ai 3 anni e l'educazione degli adulti, che determinano un aumento degli a

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