L'intervento

Ma cos'è l'innovazione? L'innovazione deriva dalla capacità di fare e di produrre in modo migliore, più rapido e meno costoso, ovvero di fare e produrre cose nuove. Non solo, si può innovare intervenendo sull'organizzazione, sul design, sul marketing. L'innovazione non dipende dalla dimensione dell'impresa, ma dalle dimensioni delle persone delle imprese, dalla qualità del capitale umano: per innovare servono uomini e donne che abbiano doti di creatività, rischio, conoscenza, fiducia, responsabilità, capacità di guardare a fondo la realtà. Se l'innovazione è fondata sul capitale umano e questo è frutto di educazione prima che di istruzione (i nostri imprenditori escono dagli istituti tecnici e professionali, più che dalle università), l'impresa innovativa è quella che punta sulla persona, non solo riducendola a elemento per l'aumento della capacità produttiva, ma sulla persona nella sua globalità. Il sistema produttivo italiano, fatto di piccole imprese, è un sistema caratterizzato dall'innovazione: per innovazione di prodotto siamo davanti a Germania, Francia e Gran Bretagna. Inoltre, la nostra storia economica ci insegna che si possono raggiungere dimensioni importanti non solo attraverso fusioni di imprese, ma anche con la capacità di creare reti di imprese: alcuni distretti italiani sono leader mondiali in diversi settori produttivi con imprese che hanno mediamente meno di dieci addetti! Che politiche servono per rendere il nostro sistema competitivo a livello mondiale? In generale e prima di tutto, una cultura politica che guardi positivamente chi intraprende, che non è un «potenziale truffatore», ma un uomo che si assume dei rischi per creare valore per tutti. Una politica che veda tutto il positivo che c'è e lo valorizzi come reale punto di forza. Una politica che non pensi di fare al posto degli imprenditori, non essendone capace. Poi occorrono politiche su tutto il sistema dell'innovazione, per renderlo virtuoso. Ci serve liberalizzare scuola e università, premiando il merito, non livellando tutti verso il basso: premiare i giovani che hanno capacità, gli insegnanti mossi da una reale passione educativa, i ricercatori che brevettano e lavorano con le imprese, ecc. Ci serve una politica fiscale nuova e sussidiaria: un fisco che smetta di tassare le imprese in modo abnorme per ridistribuire alle imprese (di solito alle grandi) attraverso dei bandi e che, invece, premi attraverso meccanismi di defiscalizzazione le imprese che innovano, che si mettono in rete per innovare, che si collegano con il sistema della ricerca, che assumono capitale umano qualificato. Ci serve una politica di fortissima semplificazione che abolisca i permessi e le autorizzazioni e li sostituisca con semplici comunicazioni da parte delle imprese: troppe norme, inutili e costose, sono un freno all'intrapresa e all'innovazione che deve andare oggi più veloce che mai. Ci serve insomma una politica che faccia concretamente il tifo per tutti i Bill Gates che ci sono nel nostro Paese, anche se fanno l'impresa in un garage, senza che arrivi l'Asl ad ucciderli nella culla. * presidente Compagnia delle Opere