Invito al dibattito
In primo piano c'è un uomo, appunto un commerciante, che vive a Torino, spesso si sposta in Medio Oriente, fa affari, si veste con ricercatezza, stringe relazioni. Insomma un professionista come tanti, anche abbastanza facoltoso. Ma dietro a quei suoi modi ricercati si cela un segreto: in realtà il commerciante è un agente «dormiente» di Al Qaeda, un terrorista pronto, al primo comando del suo «superiore», a scatenare un inferno con decine di morti. Ora Alleanza Nazionale, con Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa in testa, riscopre questa pellicola e ne ripropone la proiezione domani, in un cinema romano, per poi dare vita a un dibattito al quale parteciperà anche Gianfranco Fini. Autore de «Il mercante di pietre» è quel Renzo Martinelli che di dibattiti ne ha già innescati più d'uno. Nella sua filmografia spiccano «Vajont», del 2001. Una spettacolare e spietata ricostruzione del dramma del 9 ottobre 1963, quando lo smottamento di 260 milioni di metri cubi di roccia nel bacino della diga del Vajont provocò un'onda di fango causando la morte di 2000 persone. In primo piano le responsabilità di governanti e tecnici che non seppero prevedere le conseguenze di un intervento così profondo sul territorio. Altro film nel carnet del regista è «Piazza delle cinque lune» (2003) con una complessa e avvincente ricostruzione del rapimento e del delitto di Aldo Moro. Oggi Martinelli torna alla carica con questo «Il mercante di pietre» che non è più sui misteri italiani, ma su quelli del mondo. In primo piano una razza di guerrieri sprezzanti che si sono formati, culturalmente e militarmente, sulle montagne dell'Afghanistan combattendo contro i Russi. Oggi hanno esteso il loro concetto di «nemico» a tutto il mondo occidentale. La pellicola non usa mezzi termini e presenta un'ampia fetta del mondo islamico impegnata su due fronti: attaccare e uccidere con atti terroristici il maggior numero di infedeli e poi formare ed addestrare le nuove leve del terrorismo. Il film, che si avvale di attori di altissimo livello: Harvey Keitel e il premio Oscar Frank Murray Abraham, denuncia gli scarsi controlli e l'eccessiva apertura della mentalità occidentale che contribuisce alla nascita e alla crescita di personaggi ambigui, che vivono come normali cittadini del Paese nel quale risiedono ma in realtà odiano le persone che li circondano. E contro di loro sono pronti ad atti devastanti. Anche a costo della vita. Il film da molti è stato accusato di evocare fantasmi che in realtà non esistono. Ma l'accusa peggiore gli è stata mossa da pubblico e critica che l'hanno bollato come noioso. E troppo rumoroso. Comunque sta facendo discutere, anche litigare, gli intellettuali italiani. A. A.