IL GIORNALE
Anzi, sottolinea con chiarezza che il problema non è neanche politico e che quindi andrebbe affrontato in termini diversi, seguendo le indicazioni del mercato. Una posizione «liberista» che contrasta con le dichiarazioni di molti esponenti di partito impegnati, a seconda della loro provenienza regionale, a difendere con veemenza molto più che sospetta Malpensa o Fiumicino, cioè il loro serbatoio elettorale. Il suo punto di vista, presidente? «Innanzi tutto voglio precisare che nessuno vuole la competizione Fiumicino-Malpensa. Ma rivendichiamo il fatto che Fiumicino non venga penalizzato perché qualcuno ha fissato obiettivi diversi». Qual è il valore aggiunto di Fiumicino? «Basta guardare i dati. Nel 2005 lo scalo romano ha avuto 28,7 milioni di passeggeri con un aumento del 9% dal 2000 mentre quello milanese ne ha totalizzati 19,5 milioni con un calo del 5% sempre dal 2000». Ma Formigoni e Moratti si lamentano della concorrenza di Fiumicino... «Formigoni e Moratti pensino alla concorrenza di Linate, che cresce, mentre Malpensa perde punti. Fiumicino non c'entra. E il successo delle imprese non si costruisce a tavolino». E per quanto riguarda la questione-Alitalia? «Il rilancio di Alitalia non può non passare anche su Fiumicino. Non è una guerra di bandiera ma il nostro obiettivo deve essere la crescita del "Sistema Italia". E poi il presidente della Regione non può pensare alla crisi dell'Alitalia senza tenere conto dei dipendenti della compagnia che vivono nella sua regione». Dal Nord accusano Roma di non voler far crescere Malpensa... «Io mi auguro che Malpensa possa svilupparsi. Ma rispetto a quelle che sono le sue potenzialità». E quali sono le potenzialità di Fiumicino? «Lo scalo internazionale della Capitale può crescere ancora. E molto. Si trova in un punto strategico del Mediterrano. Soprattutto per il Medio Oriente e anche per l'Oriente. Può essere messo in condizione di intercettare una maggiore porzione dei 250 milioni di arrivi all'anno sugli 800 milioni del movimento internazionale di passeggeri». Non siamo di fronte a un derby, quindi... «No. Non è e non deve essere un derby. Ma bisgona dare la possibilità a Fiumicino di svilupparsi». Una decisione politica o no? «Non deve essere una scelta politica. E nessuno qui fa clientelismo territoriale, come ha detto qualche esponente politico del Settentrione. Sarà il mercato a decidere chi crescerà e come». Lei ha parlato di complementarietà e diversificazione. «Esatto. Solo diversificando gli obiettivi possiamo dare un futuro a Fiumicino e a Malpensa».