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E poi regala Autostrade alla Spagna di Zapatero

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È stato il premier Romano Prodi, a Madrid per incontrare il primo ministro spagnolo Josè Zapatero, ad annunciare che non ci sono ostacoli all'ingresso della società spagnola in Italia, che la questione «non tocca minimamente i rapporti tra Italia e Spagna» e che, anche in futuro, sarà affrontata «in assoluta apertura e cooperazione». Zapatero si è augurato che questa operazione, che dipende innanzitutto dalle due imprese, finisca bene. Autostrade ne ha beneficiato chiudendo in Borsa con un rialzo dell'1,46% a 22,87 euro. La dichiarazione di Prodi è stata però giudicata «limitativa» dal ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro, tornato a sottolineare la differenza tra fusione («il Governo non ha diritto di intervenire su un atto privato») e trasferimento della concessione da Autostrade per l'Italia alla società post-fusione Auto-Abertis, su cui invece occorre il via libera. Ma Prodi ha assicurato che «legiferare sui sistemi di concessione non sarà discriminante verso nessuna impresa nè italiana nè straniera». L'amministratore delegato di Abertis, Salvador Alemany resta fiducioso: «Ora dobbiamo conoscere tutti i dettagli e vedere come va il decreto il Parlamento, il problema è il sistema tariffario, non gli investimenti». La strada verso la fusione appare, dunque, in discesa. Anche il ministro alle Politiche Comunitarie Emma Bonino ha spiegato che la Ue è stata informata venerdì scorso della lettera inviata dall'Anas ad Autostrade ed Abertis in cui si comunicava che i ministeri dell'Economia e delle Infrastrutture considerano superato il divieto alla fusione emesso agli inizi di agosto scorso, legato alla presenza di costruttori nel capitale (pregiudizi di legittimità). Il superamento è dato dal decreto legge allegato alla Finanziaria con cui si stabilisce il limite del 5% al diritto di voto delle società di costruzioni nel consiglio d'amministrazione. Nella lettera, però, si precisa che restano le osservazioni di merito (tra cui assicurazioni su investimenti e governance) che a suo tempo erano rimaste sospese. Per questo, occorre una nuova domanda di autorizzazione al trasferimento della concessione da Aspi ad Auto-Abertis. Il limite del 5% «non è blindato», ha ribadito Di Pietro aggiungendo che il governo è pronto a recepire soluzioni diverse del Parlamento e della Commissione europea, ma finora non arrivate. Di Pietro ha poi smentito Bonino, secondo la quale l'Italia si è impegnata a formulare a Bruxelles «un testo emendativo» per superare la contestazione della Ue sulla norma relativa al tetto del 5%: «Il governo non ha preso ancora alcun impegno con Bruxelles» ha sottolineato Di Pietro che vuole la garanzia per i consumatori e i piccoli azionisti affinchè le decisioni «non vengano prese alle loro spalle e senza alcun controllo in relazione alla bontà degli investimenti, alla sicurezza, alla concorrenza del mercato, alla trasparenza. Un discorso che riguarda Autostrade per l'Italia ma anche gli altri 22 concessionari». La Commissione europea ha, comunque, fiducia che l'Italia e la Spagna rispetteranno il regolamento comunitario sulle fusioni. L'esito del commissario europeo al Mercato interno Charlie McCreevy sulla decisione del governo italiano di bloccare la fusione Autostrade-Abertis si conoscerà fra due settimane. Alcuni osservatori si attendevano la settimana scorsa l'avvio di una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia ma il no alla fusione, ha spiegato più volte Di Pietro anche a Bruxelles, è stato superato dal decreto legge. Domani, salvo novità, Bruxelles avvierà un'analisi preliminare sulla decisione del governo italiano di bloccare la proposta fusione Autostrade-Abertis. Intanto, tra i temi della reciprocità Italia-Spagna potrebbero esserci altri settori come quello dell'energia: da tempo l'Enel punta a raggiungere il 13% del mercato iberico e resta alla finestra per possibili sviluppi che le consentano di conquistare asset all'interno della vicenda Endesa.

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