Sul ddl Gentiloni il Guardasigilli apre al dialogo con l'opposizione
E, mentre la Cdl attacca a testa bassa, l'Unione comincia a perdere pezzi. Il primo ad esprimere dubbi sul metodo con cui il governo ha gestito la vicenda è il ministro della Giustizia Clemente Mastella che, a margine del convegno della Fondazione Donat Cattin a Saint Vincent, chiede ai suoi alleati «buonsenso». «Conoscendo gli italiani - è l'idea del Guardasigilli -, se ci sarà un referendum in cui si dice che due reti vengono messe da parte, vincono i contrari alla legge». «Su problemi televisivi - continua Mastella - io mi sarei regolato diversamente. Io cercherei di garantire il pluralismo ovunque, anche all'interno di Mediaset. Bisogna cioè garantire l'accesso a tutte le forze politiche nelle trasmissioni di informazione durante tutto l'anno». Insomma, il leader dell'Udeur comincia a prendere le distanze anche se definisce il "Patto Gentiloni" «abbastanza equilibrato» perché, «se non lo fosse stato, non avrei votato il ddl in Consiglio dei ministri». Secondo Mastella comunque, è necessario il confronto con l'opposizione. «Il mio metodo di lavoro - dice - è quello di procedere insieme maggioranza e opposizione. Non si possono fare leggi di sistema a prescindere da questo dialogo». E, mentre Mastella tende la mano alla Cdl, l'opposizione torna ad attaccare il Capo dello Stato per il suo richiamo al discorso di Ciampi in difesa del pluralismo dell'informazione. Un attacco dal quale prende le distanze l'Udc. Al punto che l'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, in un'intervista esclusiva al Tg1, definisce quello che si è aperto sulla riforma tv un dibattito che non lo interessa e non gli piace, preferendo lanciare una proposta nel merito: privatizzare Rai 1. La mancanza del capitolo Rai è anche per Luciano Violante il principale limite del ddl. «Gentiloni - dice - lo metta in discussione insieme alla proposta sull'azienda pubblica». E, mentre il presidente del Consiglio Romano Prodi difende la riforma («è estremamente equilibrata») ma evita di prendere parte allo scontro («Non entro nella polemica tra la destra e il presidente della Repubblica. È un problema loro!»), l'Unione fa quadrato attorno a Napolitano. A cominciare dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni secondo il quale le forze politiche dovrebbero sempre guardare «con rispetto» al presidente della Repubblica. Con lui il ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio che bolla come «gravi e ingiustificati» gli attacchi della Cdl. Non tutti nell'opposizione, però, sono d'accordo nel prendersela con Napolitano. E ancora una volta i distinguo vengono dall'Udc. Il presidente dei senatori Francesco D'Onofrio rivendica che «in 40 anni di attività parlamentare» non ha mai «voluto polemizzare con il Colle». Non molla invece il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli che ricorda a Napolitano come il suo tirare in ballo quel discorso di Ciampi alle Camere non è proprio «pertinente» visto che poi il ddl Gasparri venne modificato e alla fine firmato dall'allora Capo dello Stato che quindi «lo condivise». Duri sono ancora i commenti del governatore della Lombardia Roberto Formigoni, che in sostanza condivide l'analisi di Calderoli («Napolitano dimentica che poi la Gasparri venne approvata»), e del capogruppo di An al Senato Altero Matteoli, secondo il quale Napolitano «stavolta ha esagerato». C'è poi chi, come l'ex ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri (An), pensa che il ddl Gentiloni non sia altro che «un tentativo di distrarre l'attenzione dalla finanziaria» dal momento che prima che la riforma acquisti una qualche concretezza «ci vorranno ancora parecchi mesi...». Giudizio analogo a quello di Francesco D'Onofrio che ricorda come la finanziaria «si debba approvare entro dicembre. Mentre per la riforma Tv ci vuole ancora tanto tempo..» .