L'analisi
Il sogno di entrare nella Storia la spinta a diventare parlamentare
Ma se uno ha sale in zucca, di sicuro ne sta lontano. E seguendo la parabola evangelica dei talenti, si sforza di impiegare al meglio le proprie qualità: ad esempio, affrontare cose concrete, progetti utili ai propri cari e se possibile convenienti anche ai vicini di casa. Le rare volte che ho dovuto frequentare sia la Camera sia il Senato per ragioni di lavoro mi ha perseguitato un pensiero fisso: quale stella maligna, quale destino cinico e baro, ha spinto uomini di qualità e cultura a duellare verbalmente sulla eccessiva produzione di canapa indiana o di barbabietole? Uomini che magari espongono nel salotto di casa una laurea in ingegneria ottenuta al Politecnico di Milano, o un dottorato in medicina e chirurgia meritato a Oxford: a questi signori verrebbe voglia di chiedere, «ma è così irresistibile l'aggettivo "onorevole", al punto da sopportare i mille compromessi che la bassa cucina della politica impone?». Forse è la medaglietta d'oro che viene attribuita a ogni parlamentare; oppure quell'aura di potere che circonda chi bazzica il Palazzo. Senza contare i privilegi che alimentano la vanità umana, come il poter viaggiare gratis in treno o in aereo, o sedere in prima fila a teatro con un biglietto omaggio. Capisco pure il brivido di orgoglio che prova il deputato di Pontelagoscuro o di Vigna-di-sotto quando fa ritorno al paesello durante i week-end. È facile immaginare l'ineffabile sensazione che irrora l'uomo politico non appena incontra al Bar Sport il vecchio compagno di scuola o la signora che gli ha detto di no quando non era nessuno. D'altra parte occorre dire che un deputato incute un certo rispetto quando lo si incontra da solo, a teatro o in trattoria. Ma se lo vedi nell'aula affollata, durante uno di quei dibattiti fatti d'aria e di bolle di sapone, allora sembra un piccolo uomo in mezzo a tanti piccoli uomini. Per distinguere gli uni dagli altri, devi ricorrere a un cannocchiale da Marina. Su quell'aula, che il dittatore di Predappio definì «sorda e grigia» con deplorevole disprezzo, Virgilio Lilli scrisse molti anni or sono un articolo indimenticabile. Era un pezzo di terza pagina, proprio su questo giornale. E in quel pezzo, con una impalpabile ironia che sembrava venire da un altro pianeta, lo scrittore disegnava quei «piccoli uomini sudati e affannati», che ingenuamente erano convinti di scrivere una pagina di storia. Forse è questo il desiderio subliminale: entrare nella Storia. Solo così si può spiegare il fatto che uomini di grande fascino e intelligenza, come Gianni Agnelli o Gabriele d'Annunzio, siano stati attratti dalla politica. Il manager e playboy Briatore si è dato due anni di tempo per riflettere: essere o non essere parlamentare? Non ho alcuna chance per poter influire sulla sua decisione, ma se fossi uno dei suoi amici fidati, gli bisbiglierei all'orecchio: «Flavio, soprassiedi. Ti noteranno molto di più se dirai di no. I giornali potranno scrivere: «Gli avevano offerto il laticlavio, ha preferito la tuta».