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Contatti con Berlusconi e Casini Pronto un «movimento dei vincenti»

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Il «movimento di quelli che ce l'hanno fatta». Insomma, il «patto dei vincenti». Non un partito, ma qualcosa che ci si avvvicina molto. Un club esclusivo in grado di decidere e di far decidere. Pronto a far pressione sulla politica. È il progetto politico di Flavio Briatore che diventerà operativo all'inizio del 2008. Il managing director della Renault Formula 1 ci sta lavorando da tempo. La sua amica Daniele Santanchè lo ha convinto quest'estate ad andare da Silvio Berlusconi, a villa Certosa in Sardegna, a spiegargli le sue intenzioni. Il Cavaliere lo ha incoraggiato ad andare avanti e Briatore ha provato la sua prima sortita politica ad agosto scendendo in piazza contro la tassa sul lusso istituita dal governatore del Sardegna Renato Soru. Un primo test. Prove tecniche di trasmissione, si direbbe in tv. Prove libere, si dice negli autodromi. Si muove Briatore. Oggi sarà ad Amsterdam, domani a Londra. Ma quando arriva in Italia si mette in agenda sempre qualche incontro extra automobilismo. Come quello di due settimane fa in una saletta riservata di un noto ristorante del centro di Roma, Fortunato al Pantheon, con Pier Ferdinando Casini. I due si conoscono da molto tempo. Briatore è molto amico di Josè Maria Aznar, l'ex premier spagnolo e leader del Partito popular, e di suo cognato Alejandro Agag, che è stato anche segretario del Ppe. Agag a sua volta è un grande amico di Casini, tanto che l'allora presidente della Camera fu tra gli invitati speciali al suo matrimonio (in quell'occasione Briatore mise a disposizione degli sposini la sua megavilla in Kenya, Pier e Azzurra Caltagirone regalarono un mappamondo dell'Ottocento). Briatore si guarda attorno. E ogni tanto tira un sassolino nello stagno per vedere che effetto fa, cosa succede. Piccoli sondaggi per vedere che reazione c'è. Come ha fatto ieri, nel corso della trasmissione di Lucia Annunziata «Mezz'ora», esponendo in pillole i capisaldi del suo programma: criticando anzitutto la Finanziaria che «criminalizza i ricchi» e difendendo gli italiani che non riescono a pagare le tasse perché «non ce la fanno». Insomma, per Briatore quelli che hanno più soldi non sono solo ricchi, ma sono anche coloro che nella vita ce l'hanno fatta. E per questo sono un esempio per i giovani mentre ora «si vuole criminalizzarli. Questa Finanziaria colpisce i poveri che non hanno la struttura del ricco». Briatore ha soprattutto un forte dubbio: come è percepito in Italia? Qual è la sua immagine? È il simbolo del made in Italy, dell'italiano che va all'estero e ha successo. Scova un ragazzino che si chiama Michael Schumacher e con una miniscuderia vince il mondiale. Quindici anni dopo scopre un altro giovane, Fernando Alonso, e lo porta a un passo dalla vetta mondiale. Tutte vittorie messe a segno a discapito della Ferrari, che in Italia è un po' come la Nazionale. Ed è anche per questo che il manager Renault ha provato, nel corso della trasmissione della Annunziata, a fare un po' il capopopolo: «Se io fossi un italiano che paga il 50% e non ce la facessi a pagare entrerei nell'illegalità. Chi ha successo non deve essere illegale. Si può avere successo assolutamente nella legalità. Si diventa ricchi con il lavoro. È il mercato che decide chi diventa ricco e chi diventa povero». Non ha lesinato battute sulla Formula Uno ma ha ammorbidito i toni contro le «rosse»: «C'è stato qualcosa a Monza che non mi è piaciuto, le regole vanno rispettate» ha detto il manager della scuderia francese, in merito alle sue dichiarazioni dopo il Gp d'Italia. Briatore allora aveva detto: «Altro che Calciopoli, se sapessero cosa succede nella Formula 1...». Nel corso dell'intervista di RaiTre il manager piemontese ha chiarito il senso: «Siamo stati retrocessi di dieci punti. La Ferrari come la Juventus? No, ma è molto influente». Poi è arrivata la politica: «I nostri rappresentanti attuali in Italia sono scarsi», ha detto. E poi è arrivata la battuta decisiva: «Se tra un paio d'anni potessi dare un contributo all'Italia perché no? Ci ri

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