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Il padre di un imprenditore ucciso a maggio

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Sciopero della fame per avere giustizia

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In nome di questo principio e per non voler essere dimenticati, a Locri, in piazza Tribunale, Mario Congiusta, il padre di Gianluca, imprenditore trentaquattrenne assassinato il 24 maggio scorso a Siderno da circa 48 ore sta attuando lo sciopero della fame nel suo «camper dei diritti negati». Chiede giustizia, che si faccia luce su sicari e sui mandanti dell'assassinio del figlio e che siano date risposte di giustizia a tutte le altre famiglie della Locride vittime della mafia. Accanto a lui sono scesi in piazza i giovani del movimento «E adesso ammazzateci tutti», con in testa Aldo Pecora e Maria Grazia Messineo, e tanti familiari di vittime della criminalità. Moltissime le firme con cui la gente ha voluto manifestare la propria vicinanza alla famiglia Congiusta ed a tutte le vittime della violenza. Si è aggiunto anche Gino Manca, padre di Attilio (ucciso a Viterbo l'11 febbraio 2004), giunto a Locri da Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) ad esprimere la propria vicinanza e solidarietà a Congiusta. «Ho accolto con viva soddisfazione la notizia dell'interesse del Presidente della Repubblica, Napolitano sul caso Fortugno», commenta Congiusta, «adesso aspetto che il Presidente dica a questi ragazzi, che ora scioperano con me, se è bene che continuino a credere nei sacrosanti valori e diritti sanciti dalla Costituzione repubblicana o se sia meglio continuare a farsi giustizia da soli». E ieri pomeriggio, durante la presentazione del libro di Michele Cucuzza, dal titolo «Ma il cielo è sempre più blu - Il delitto Fortugno e la rivolta dei giovani di Locri contro la 'ndrangheta», i ragazzi di Locri, esprimendo vicinanza alla causa Congiusta, tornano a ribadire le loro idee: «Sino a quando non avremo pubbliche e celeri rassicurazioni dallo Stato italiano, affermano Pecora e Messineo, siamo pronti a portare in piazza del Tribunale tutto il Movimento ed occuparla sino a quando le nostre istanze e quelle di Mario Congiusta e di tutte le altre vittime della 'ndrangheta continueranno a non essere ascoltate». G. R.

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