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Il cineasta contesta

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l'ex premier. Il film però l'ha finanziato zio Silvio

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Come i pantaloni a zampa d'elefante ha perso «appeal» e ieri, con tanto di conferenza stampa, si è consacrata la nuova tendenza. Luogo dell'evento, che dovrebbe riguardare più lo spettacolo che la politica, la già blasonatissima manifestazione: «Cinema. Festa internazionale di Roma». Ieri mattina era in programma la presentazione del film «N (Io e Napoleone)», tratto dal best seller di Ernesto Ferrero (presente all'evento), e diretto da Paolo Virzì. Tra gli interpreti, tutti bravissimi, Daniel Auteuil, Monica Bellucci ed Elio Germano. Il film è tra i più attesi della kermesse: dopo la proiezione la sala stampa è gremita. Gli occhi sono tutti per super-Monica, ma alla fine a mozzare il fiato sarà una battuta di Virzì. Il film, bellissimo, tutto in costume, racconta la storia semiseria di Napoleone (Daniel Auteuil) all'Elba e di uno sprovveduto giovanotto libertario che favoleggia di ucciderlo. Durante la conferenza stampa Virzì, che a sinistra ha la Bellucci e a destra Giampaolo Letta amministratore delegato della casa produttrice, la Medusa Film, se ne esce così: «Al protagonista, che sapete... ha le sue idee politiche, per spiegare bene la parte ho detto: devi odiare Napoleone come odi Berlusconi». Poi, disinvoltamente, continua a parlare di come evitare eccessivi manierismi in un film in costume. Ma sulla sala è sceso il gelo. Come prende la parola il protagonista, Elio Germano, precisa subito che sì, ha le sue idee politiche, ma che preferisce lasciarle nella sfera del privato. «Comunque - sottolinea - io non odio nessuno. Più che contro Berlusconi parlerei invece contro il berlusconismo, che allontana le persone dalla realtà». Poi un giornalista (Valerio Caprara, stimato critico de «Il Mattino»), si alza e contesta chiaro e tondo a Virzì che il suo film è prodotto dalla Medusa, insomma dal tiranno napoleonico Berlusconi e indica alla sua destra: «Guardi un po' chi c'è seduto lì». Giampaolo Letta (figlio di Gianni) non fa attendere la sua risposta anche perché la sua famiglia ha illustri sostenitori in tutti e due gli schieramenti politici. Meglio evitare di partecipare ai pranzi con grandi riunioni di parenti (sai che litigate), ma per quello che riguarda la par condicio l'equilibrio è perfetto. Letta mette in chiaro che se si possono fare film come questo è grazie a Berlusconi che li finanzia, attraverso Medusa. Qualche giornalista dalla platea sbotta: «grazie», ma sono borbottii sommessi di qualche vecchio bolscevico. L'atmosfera che si respira è carica del desiderio di parlare di cinema e non di politica. Anzi, la politica sembra aver un po' stufato, specialmente se è quel continuo e un po' sconnesso protestare sempre contro lo stesso Berlusconi. Virzì, al quale piaceva l'idea di essere lui il vero «Caimano», e non Moretti, capisce la caduta di stile e fa un po' marcia indietro. «Qualche giornale ha scritto che ho lanciato il mio treppiede, come quel fotografo bresciano... Ma io al massimo posso lanciare delle stelle filanti...». Insomma Paolo Virzì, che al «Caimano» di Moretti ha partecipato in veste di attore, ma è anche il raffinato regista di «Ovosodo» e «My Name Is Tanino», non vuole passare per un violento, un «anti» a tutti i costi. La sua intenzione, da artista, è raccontare il contrasto tra generazioni e anche in questo «N», nel quale Napoleone chiama «figlio» il giovane rivoluzionario, il tema emerge prepotentemente. Berlusconi, tutto sommato, non c'entra niente. Si accorge, improvvisamente, che, forse anche perché il governo è cambiato senza cannonate e rivoluzioni, l'«antiberlusconismo» è improvvisamente passato di moda. Alla fine, con eleganza, dichiara che anche il regista sul set, perciò anche lui stesso, è un tiranno. Fin qui la cronaca. Per chi preferisce i commenti il più bello è stato quello silenzioso di Monica Bellucci. Durante la polemica guardava con grazia i contendenti e i suoi occhi sembrava dire: «Ma non sarebbe meglio parlare di cinema?».

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