I tormenti del Professore
Il giorno dopo la visita di Romano Prodi a Papa Benedetto XVI, l'ala più radicale dell'Unione torna a far sentire con forza la propria voce e rilancia quella che considera una «battaglia di civiltà». Era stato proprio Papa Ratzinger, nel colloquio di venerdì, a chiedere al premier informazioni sui progetti di legge della maggioranza che riguarderanno bioetica e difesa della famiglia. Due temi che, in campagna elettorale, aveva creato una profonda divisione tra l'Unione e le gerarchie cattoliche. Prodi aveva garantito al Papa che il governo non farà i Pacs. Evidentemente non aveva fatto i conti con i partiti della sua coalizione, soprattuto Prc e Verdi, che ieri sono tornati alla carica. «Per noi - ha detto a margine dei lavori del Comitato nazionale del Prc il segretario Franco Giordano - i Pacs sono un obiettivo da raggiungere, sono un obiettivo di civiltà. Per questo, faremo la nostra battaglia in Parlamento, del quale vogliamo ripristinare la centralità». Giordano ha quindi ricordato che «le unioni civili sono nel programma dell'Unione. Si tratta di una mediazione che accoglie non del tutto i pacs, ma una parte considerevole. Ecco, da questo punto non si può tornare indietro, noi vogliamo andare avanti». Sulla stessa linea il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli: «Uno Stato laico non può subire condizionamenti e deve garantire i diritti di tutti i cittadini. Nel programma dell'Unione c'è una legge sulle unioni civili che l'Italia attende da tempo. Li si chiami come si vuole, ma è sbagliato dire che i Pacs non si faranno, perché è necessario dare garanzie giuridiche alle persone che decidono di vivere insieme, indipendentemente dall'orientamento sessuale». A frenare i «bollenti spiriti» degli alleati ci ha pensato il ministro della Famiglia Rosy Bindi. «Sulla famiglia - ha detto - è inutile rivendicare l'autonomia della politica e dello Stato perché questa autonomia è già stata dimostrata da Romano Prodi nell'incontro con il Papa. Prodi non ha detto che non si faranno i Pacs perché glielo ha chiesto il Papa, ma perché i Pacs non stanno nel programma di governo». «E la questione - ha continuato - non è certo terminologica: il nostro programma non prevede, infatti, il riconoscimento delle unioni civili bensì il riconoscimento dei diritti delle persone che scelgono forme di convivenza diverse dal matrimonio. Non faremo discriminazioni, ma non faremo neppure alcuna equiparazione tra matrimonio e unioni civili». E, mentre il capogruppo Udc alla Camera Luca Volontè ha polemizzato con Bonelli e Giordano («hanno il solo scopo di introdurre in Italia uno strumento giuridico che regoli i soli diritti reciproci tra omosex»), il diessino Franco Grillini si è spinto addirittura oltre. «Molti esponenti - ha detto - della maggioranza di centrosinistra si affannano nel dire che i Pacs non sono nel programma, mentre ci sono i diritti individuali di chi vive in una coppia di fatto. Non capiamo per la verità dove starebbe la contraddizione tra Pacs e il programma dell'Unione». «Tuttavia - ha proseguito - vogliamo sfidare coloro che ad ogni piè sospinto dicono di voler riconoscere solo i diritti individuali di chi vive in una unione di fatto ad essere coerenti fin dalla Finanziaria e votare, ad esempio, l'emendamento al collegato fiscale che equipara i coniugi e i discendenti diretti ai conviventi ai fini delle esenzioni fiscali in materia successoria. Fin da martedì prossimo potremo vedere nel concreto chi davvero crede nell'affermazione dei diritti e chi invece vuole solo impedire che si vari qualsivoglia provvedimento sulle coppie di fatto, comprese quelle omosessuali».