Fi contro il Quirinale: sia imparziale
Parole che provocano la ferma reazione del Colle che in una nota parla di «stupore» per le reazioni di «alcuni esponenti dell'opposizione». Intanto, il centrosinistra - con in testa il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni - difende il provvedimento, pur ammettendo l'ipotesi di modifiche in sede parlamentare. Mentre nel centrodestra i toni restano duri, anche se con sfumature differenti da esponente a esponente della coalizione. Il primo ammonimento nei confronti del Colle è di Fabrizio Cicchito, vice coordinatore azzurro: le presidenze della Repubblica, della Camera e del Senato rimangano «fuori o al di sopra» dello scontro sul «Ddl Gentiloni» o saranno coinvolte nello «scontro politico assai duro» che ci sarà sulla riforma. Anche il coordinatore del partito Sandro Bondi sembra richiamare la terzeità delle istituzione tornando a battere il tasto della «occupazione delle più alte cariche dello Stato» da parte della maggioranza. L'ultimo affondo è di Renato Schifani, presidente dei senatori azzurri: «Che le più alte cariche dello Stato entrino all'unisono nel dibattito politico per dare sostegno al disegno di legge Gentiloni è un fatto grave». La reazione del Quirinale non si fa attendere. «Destano stupore alcune dichiarazioni rilasciate da esponenti dell'opposizione rispetto alla risposta data dal Presidente della Repubblica», recita un comunicato del Colle. «Il Presidente Napolitano - puntualizza la nota - si è rigorosamente limitato a ribadire la giustezza dei principi affermati nel messaggio del Presidente Ciampi al Parlamento, esprimendosi "in termini generali", senza entrare in alcun modo nel merito del dibattito sul disegno di legge Gentiloni». Parole ferme che, nelle intenzioni del Quirinale, dovrebbero fermare le polemiche, ma che invece provocano la controreplica di Cicchitto e Schifani: il primo accusa Napolitano di «lanciare il sasso e nascondere la mano»; il secondo di aver compiuto un «atto politico». Intanto, prosegue lo scontro politico fra i due schieramenti. Altri due esponenti del partito di Silvio Berlusconi hanno rinnovato le critiche al provvedimento. L'ex ministro dell'Interno Giuseppe Pisanu ha minacciato il ricorso al referendum nel caso in cui il testo del disegno di legge non venga modificato, mentre Guido Crosetto parla di un «attacco» a Mediaset finalizzato soltanto a distruggere l'azienda del Biscione. Gli altri partiti della Cdl (con l'eccezione dell'An Gustavo Selva) evitano critiche a Napolitano, ma attaccano la riforma: «Il governo sgombri il campo da qualsiasi volontà punitiva nei confronti di Mediaset», è la richiesta del segretario dell'Udc Lorenzo Cesa, mentre Roberto Maroni (Lega Nord) dice di «temere che si tratti di un ricatto permanente nei confronti di Berlusconi». Nonostante la richiesta della Cdl di restare super partes, sul tema della riforma è intervenuto anche il presidente della Camera Fausto Bertinotti. Per l'ex segretario di Rifondazione la legge non è né «liberticida», né tantomeno «iperstatalista». I Ds, con Massimo D'Alema, confermano che il testo è «moderato» ed «equilibrato», mentre l'autore del provvedimento - Paolo Gentiloni - apre all'ipotesi di «miglioramenti» in Parlamento auspicando che sul tema vi sia un «contatto» fra gli schieramenti. Infine, il Quirinale ha fatto sapere con una nota che «il Presidente Napolitano si è rigorosamente limitato a ribadire la giustezza dei principi affermati nel messaggio del Presidente Ciampi al Parlamento sulla libertà e il pluralismo dell'informazione, esprimendosi "in termini generali", senza entrare in alcun modo nel merito del dibattito sul disegno di legge Gentiloni».