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Il Professore ora deve dare risposte

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Come ha ragione l'ex-portavoce vaticano, Joaquin Navarro-Valls, quando insiste sul carattere paradigmatico di questi rapporti. «Il rapporto fra Stato e Chiesa in Italia - dice - è stato preso a modello da altri Paesi, non solo in Europa, ma anche da Paesi geograficamente lontani, sia per ciò che attiene alla dialettica fede e laicità, che per i temi riguardanti il dialogo fra le religioni e le culture e la politica internazionale, con particolare riguardo al tema della pace». La visita di ieri nei Palazzi Apostolici era avvolta da un reticolo di novità: il primo incontro del nostro premier col nuovo Papa e il seguito del colloquio fra Romano Prodi e il nuovo Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Il destino dell'Europa dopo il mezzo naufragio del processo di integrazione, che doveva essere sancito dalla ratifica della nuova Costituzione; l'allargamento ad Est con la Romania e la Bulgaria. Un'attenzione particolare all'Asia e alla crisi, tuttora irrisolta, del Medio Oriente. I rapporti bilaterali con al centro le questioni della bioetica e della famiglia. Il comunicato finale, diffuso dalla Sala Stampa della Santa Sede, riflette bene i temi affrontati con l'aggiunta dei valori cristiani nel processo di integrazione europea. «È stata ribadita - è la conclusione - la volontà di una stretta collaborazione fra le parti per il progresso della nazione italiana e per il bene della comunità internazionale». Quaranta minuti di colloquio con Papa Benedetto, mezz'ora col cardinale Bertone. Già la distensione temporale dice dell'interesse sia da parte vaticana che italiana di una conoscenza reciproca più approfondita; più tempo per capire in che direzione ci si muove, come affrontare le difficoltà e la complessità dei problemi. Dalla parte di Prodi, il profilo del cattolico militante che arriva come leader del centro-sinistra. Come regalo, la mozione bipartisan del Senato, approvata quasi all'unanimità, di «piena solidarietà» a Benedetto XVI «per gli ingiusti attacchi e le inaccettabili minacce» ricevuti dopo il discorso di Ratisbona. Una mozione che riafferma i principi di libertà religiosa e di rispetto dei diritti civili e che esorta il Governo a garantire la sicurezza del pontefice e dei luoghi di culto. Dall'altra, un Papa che più volte ha insistito sulla «non negoziabilità» di alcune questioni etiche di fondo, sulla concezione dell'uomo e della famiglia. Nessuno - ha precisato in più occasioni - vuole sminuire o attentare alla laicità, ma quando si tocca il santuario della vita entrano in gioco valori che vengono prima della stessa organizzazione statuale e che non possono essere mediati dalle maggioranze politiche variabili di un momento storico. Il colloquio si è svolto in un clima di «cordialità» nel solco di quegli «specialissimi rapporti», come li aveva definiti Giovanni Paolo II, fra la Santa Sede e lo Stato italiano. Ma quali possano essere stati i punti in comune fra il Papa-teologo e il premier cattolico sulla bioetica e sulla difesa e promozione della vita e della famiglia, è difficile fare congetture. Si sa che in Vaticano si guarda con una certa apprensione agli sviluppi del dibattito politico su argomenti così «sensibili» da parte della attuale maggioranza di Governo. Probabilmente Papa Benedetto avrà voluto conoscere da Prodi il «punto di bilanciamento» fra spinte tanto eterogenee, quanto contraddittorie. E quali garanzie, un premier cattolico, possa dare affinché non si arrivi, attraverso specifici provvedimenti legislativi, a traguardare quei confini che sarebbero considerati inaccettabili e dalla Chiesa e dalla comunità dei credenti. In discesa, di contro, il percorso sulla politica internazionale e sull'azione concertata nelle aree più critiche del mondo, la lotta al terrorismo, il dialogo interreligioso, specie con l'Islam. Prodi ha deciso di essere presente la prossima settimana al Quarto Convegno E

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