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Cossiga: «Ormai sono minoranza anche in Italia Se ci fosse un referendum sui Pacs vincerebbe il sì»

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Infine non crede che Prodi riuscirà a fermare ancora per molto tempo una legge sui Pacs. L'analisi del credente Francesco Cossiga è lucida, spietata e quanto mai concreta. E alla domanda se un quadro a così fosche tinte non gli provochi amarezza risponde con un mezzo sorriso: «Certo che mi dispiace ma cosa vuole che ci faccia? D'altronde vogliamo capire o no una buona volta che alle ultime elezioni, dopo 60 anni, hanno vinto i post-comunisti grazie anche all'aiuto di una parte dei cattolici?». Proprio quei cattolici che oggi stanno però cercando di far sentire la propria voce dentro l'Unione. «Sì ma sono minoritari come movimento. Quello che oggi stanno tentando di fare gli amici Carra e Binetti è assicurarsi dentro il Partito Democratico la libertà di voto. Quello che io temo è che facciano un confronto costruttivo ma poi finiscano per essere obbligati a votare sì su qualsiasi cosa. Basta guardare la discussione sul testamento biologico e sull'accanimento terapeutico. Da lì all'eutanasia il passo è brevissimo». L'alternativa allora quale potrebbe essere? «Devono trovare una formula che li faccia contare di nuovo in politica, oggi come entità non contano assolutamente nulla. Devono "inventare" un'area cattolico-etica all'interno del Partito Democratico. Ma non come i cattolici-democratici di Castagnetti che sono per trattare, trattare, trattare con i laici fino a trovare una soluzione onorevole». Ma c'è ancora spazio per un'area di questo tipo? «Carra, la Binetti e gli altri ci stanno provando». Sì ma come hanno detto loro sono cinque gatti... «Non è vero, sono un po' di più». Magari potrebbero tentare di aggregare anche i cattolici che stanno dall'altra parte, nella Casa delle Libertà. «Guardi che ci sono molti più cattolici militanti nel centrosinistra che nel centrodestra. È vero che la maggior parte degli antichi voti della Dc sono andati alla Cdl ma se guardiamo la classe dirigente dei due schieramenti nell'Unione ci sono sicuramente più esponenti cattolici». Nel centrodestra c'è chi spinge per riaggregare di nuovo tutta quest'area. È una possibilità? «Ma per carità! Non se ne parla neanche. La Chiesa non ha alcuna intenzione di mischiarsi più in politica. E poi ormai i cattolici nel nostro Paese sono una minoranza. Se si facesse un referendum sui Pacs vincerebbero i sì con un margine molto ampio». Prodi però non è mai stato favorevole a votare una legge su questo tema. «Ma lei ce lo vede Prodi che fa saltare il governo per non far passare una legge sulle coppie di fatto? E ce li vede i cattolici di sinistra che sfasciano la coalizione? Alzeranno la voce, certo, ma poi dovranno arrendersi. E da parte sua la sinistra dopo la Finanziaria cercherà di portare a casa una legge che tuteli questi nuovi diritti. Del resto neppure la Dc all'epoca ha fatto molto sul divorzio o sull'aborto». Il Pontefice, nell'incontro con Prodi, però ha espresso la sua preoccupazione proprio sul tema dei Pacs. «Certamente. Ma, ripeto, cosa vuole che faccia Prodi?» Giovedì Giuliano Amato in Senato ha detto che non bisognava chiedere scusa all'Islam per le parole del Papa. Condivide la sua posizione? «Io sono uscito dall'aula perché non credo che il Pontefice avesse bisogno di un pasticciato ordine del giorno del Senato per difendersi. E poi Benedetto XVI non ha chiesto scusa, ha rettificato quattro volte la sua frase perché vuole salvare la ragione del dialogo, mentre dall'altra parte no, non ne hanno alcuna intenzione». Ma lo Stato italiano che cosa può fare a livello internazionale per avviare un processo di distensione con l'Islam? «Nulla, assolutamente nulla. Perché siamo diventati troppo filoislamici, più vicini ad Hamas che ad Israele. E ci troveremo in un grosso pasticcio se ci saranno delle sanzioni contro l'Iran

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