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Napolitano è il primo ad ammettere che dietro l'impasse del progetto europeo c'è un «difetto di volontà politica, o se si preferisce una crisi di leadership politica». E ritiene perciò necessario «uno sforzo di riflessione delle classi dirigenti di tutti i paesi europei». La perorazione della causa europea da parte del Presidente italiano, che ha parlato alla London School of Economis con un intervento svolto interamente in lingua inglese, non è retorica né di prammatica. È un'arringa che risponde punto per punto Non c'è solo l'imperativo morale di rafforzare una Unione come efficace strumento di pace. Ci sono anche risposte puntuali. Innanzitutto fa piazza pulita dei fraintendimenti. Ad esempio sulla tesi che l'Ue voglia perseguire «una vera e propria liquidazione degli stati nazionali». Non è così e il nuovo trattato costituzionale lo ha definitivamente chiarito. Napolitano sfata un'altra falsa credenza: quella che l'Ue proceda con una «espansione continua e strisciante delle proprie competenze». Anche questo, la convenzione europea lo ha discusso, chiarito e scongiurato. L'Europa nacque 60 anni fa, ricorda Napolitano, come una necessità e c'è da stupirsi che in così poco tempo abbia fatto tanta strada, un cammino che occorre completare nello spirito dei fondatori.

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