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In 20mila sequestrati dalle forze dell'ordine. La Cdl protesta con Amato

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È questo l'epilogo di una giornata che ha visto oltre 20mila professionisti (per gli organizzatori più di 50mila) sfilare dal Colosseo a piazza Venezia per protestare contro il decreto Bersani sulle liberalizzazioni e «avvertire» il governo in vista del dibattito sulla riorganizzazione degli ordini professionisti. Nessuno di loro probabilmente sapeva che sarebbe finita così. Con la polizia schierata in assetto antisommossa e avvocati, infermieri, architetti e veterinari, impossibilitati a raggiungere il centro della Capitale. Una cosa è certa: quella che, ieri mattina, ha accolto la «marcia del ceto medio» (come l'ha definita il deputato di An Gianni Alemanno), era una città «blindata». Alle 9.30, quando mancava ancora un'ora all'inizio del corteo le forze di polizia erano già schierate. A piazza Colonna, dove si temeva che i manifestanti potessero dirottare il corteo, era stata creata una «gabbia di sicurezza» con le transenne. A Santi Apostoli dove ha sede l'ufficio di Prodi, erano schierate tre camionette della polizia. Mentre altre erano pronte a chiudere l'accesso a via del Corso. Alle 10.30 il corteo è pronto per partire e il cordone della polizia in tenuta antisommossa è schierato. Michelina Grillo, presidente dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura Italiana si lascia sfuggire una battuta: «Ma siamo così pericolosi?» Non sa che, le sue parole si riveleranno profetiche. Tra la musica della banda comunale di Mondragone e il suono dei «fischietti anti-Bersani», il corteo arriva alla fine di via dei Fori Imperiali. È lì che la situazione diventa tesa. Mentre sul palco si susseguono gli interventi dei presidenti degli ordini professionali qualcuno prova ad allontanarsi verso piazza Venezia e il foro di Traiano. La polizia li blocca e, con loro, blocca anche i deputati Ignazio La Russa e Adolfo Urso di An e il coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi. «Non potete sequestrarci» urla La Russa. Ma la polizia risponde che sta solo eseguendo gli ordini. La Russa è furioso, riesce ad aprirsi un varco e annuncia che presenterà un'interrogazione parlamentare sull'accaduto. Ma i professionisti non passano. Le proteste aumentano. «È uno Stato di polizia» grida qualcuno. Altri commentano sarcastici: «Se eravamo no global ci facevano arrivare fino a Palazzo Chigi». Anche i turisti vengono fermati. Interviene Alemanno, che telefona al Questore, ma la polizia è inamovibile. La manifestazione termina e, solo allora, le forze dell'ordine autorizzano il deflusso. All'inizio di via del Corso e a piazza Santi Apostoli, però, i manifestanti vengono nuovamente bloccati. Qualcuno riesce a passare mostrando un tesserino ma si tratta di casi isolati. E, mentre la Casa delle Libertà chiede ad Amato di riferire «sull'azione repressiva e ingiustificata» messa in atto contro un corteo pacifico, la giornata si chiude. I «pericolosi» professionisti non sono riusciti ad arrivare a Palazzo Chigi, neanche per fare shopping.

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