Approvato il ddl che riordina il sistema radiotelevisivo

Un progetto legislativo in attesa del digitale. È quello approvato ieri all'unanimità dal Consiglio dei ministri su proposta del Ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Obiettivi. Primo obiettivo aprire il mercato delle risorse pubblicitarie e delle frequenze. Secondo, fissare un quadro di regole per il passaggio alla tv digitale dal 30 novembre del 2012, per dare certezza al mercato con queste regole per dtt e per la banda larga. Terzo, intervenire per dare certezze e garanzie sulle rilevazioni degli indici di ascolto. Quarto, rimuovere elementi della legge 112 che sono superati, ovvero il Sic e la privatizzazione Rai. Tetti antitrust. Scompaiono i limiti della Gasparri (20% dei ricavi del Sic, che scendeva al 10% per Telecom), e viene introdotto un nuovo limite alle risorse pubblicitarie. Si parla del 45%, che attualmente è già ampiamente superato da Mediaset che ha una quota del 66,38%, mentre la Rai è al 28,79% e La 7 al 2,11%. Chi sfora però non avrà sanzioni ma dovrà diminuire la quota di pubblicità trasmessa in un ora di programmazione, dall'attuale 18% (per le tv commerciali, mentre la Rai è al 12%) al 16%. «Si tratta di una misura che ha un evidentissimo effetto redistributivo - commenta Gentiloni - in linea con l'obiettivo virtuoso che la riforma si propone». Il digitale terrestre. La data del definitivo addio alla tv analogica è fissato dalla legge al 30 novembre del 2012. Prima di allora però, e cioè entro 15 mesi dall'approvazione della riforma (quindi non prima del 2009) Rai e Mediaset, cioè le emittenti che hanno tre reti in analogico, dovranno trasferirne una sul digitale terrestre. Questo consentirà di liberare frequenze perchè per trasmettere in digitale se ne occupano meno. «Questa misura viene incontro alle sollecitazioni decennali della Corte Costituzionale, promuove la transizione ed è realistica. Non è una misura puntiva», ha detto Gentiloni. Le frequenze. Il ddl si pone di aprire qualche spiraglio in un etere completamente occupato come quello italiano redistribuendo le frequenze che saranno liberate con il primo passaggio al digitale. Due le modalità previste dalla legge: le frequenze acquistate sulla base della prima legge sul dtt, la 66 del 2001, saranno vendute da chi le possiede con criteri stabiliti dall'Autorità; mentre quelle usate di fatto da prima, saranno restituite allo stato che le metterà all'asta. Intanto il ministero ha già avviato con l'Agcom un censimento completo delle frequenze. Il digitale. Quando il nuovo sistema tecnologico sarà a regime (quindi dopo il 2012), sarà obbligatoria la separazione societaria (e non proprietaria) tra fornitori di contenuti e operatori di rete. Inoltre nessun editore potrà superare il 20% della capacità trasmissiva totale, pari secondo le stime del Ministero, a 10-12 canali nazionali. Ci sarà anche un apposito regolamento dell'Agcom per i servizi di tv via Internet. Auditel. Visto che la rilevazione degli ascolti ha un peso determinante sulla raccolta pubblicitaria, si vogliono rafforzare le garanzie pubbliche sui meccanismi e sulle società di rilevazione. Si vuole di fatto evitare che controllati e controllanti siano la stessa cosa, per rendere più trasparenti i risultati e la loro diffusione. Questo è stato uno dei punti più dibattuti in Consiglio dei ministri, secondo l'ammissione dello stesso Gentiloni. Sic e privatizzazione Rai. Abrogati quelli che erano i cardini della riforma Gasparri, ma alla Rai sarà dedicato un ddl ad hoc che conterrà le linee guida sulla nuova governance della tv pubblica. L'iter. Non è ancora chiaro se il ddl partirà dalla Camera o dal Senato, anche per la coincidenza temporale con la discussione della Finanziaria. In ogni caso sarà aperto alle modifiche: «Sappiamo che questa materia è sempre oggetto di una discussione parlamentare intensa e accesa: non lo vediamo come una minaccia - ha concluso il Ministro - ma come un'opportunità, perchè i passaggi parlamentari possono aiutare a correggere il testo purchè l'obiettivo fondamentale resti l'apertura del mer