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«Risediamoci al tavolo tutti insieme»

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L'argomento è sempre lo stesso: il decreto Bersani e la protesta degli ordini professionali. Paolo Giarretta, senatore e sottosegretario alle Attività Produttive, parla ma il pensiero vola ad oggi, alla manifestazione che radunerà oltre 20mila professionisti a Roma. Una manifestazione che «merita rispetto» anche se su un punto il sottosegretario non ha intenzione di recedere: «Il decreto non si tocca». E intanto getta un sasso nello stagno: «Ora si dovrà mettere mano alla riforma degli ordini professionali. Vogliamo farlo con il contributo delle categorie». Sottosegretario, questo decreto ha creato più polemiche che altro... «Non esageriamo. La questione è che si stanno evocando fantasmi per non affrontare i veri temi». Fantasmi? Ma i professionisti non la pensano così... «Ho grande rispetto per questa manifestazione ma il ceto professionale deve capire che non può rimanere immobile. Non siamo mica agli anni '50, la domanda di servizi è mutata. La sa una cosa?». Prego... «Il nostro Paese ha un passivo di 3 miliardi e mezzo di euro nella bilancia dei servizi professionali. Ciò significa che sempre più italiani si rivolgono a professionisti esteri. E questo perché il nostro settore non è competitivo». E con il decreto Bersani è migliorato? «Ma il decreto Bersani non è la riforma del settore. Siamo intervenuti solo su due punti che Authority ed Unione Europea ci avevano imposto di modificare: abolizione delle tariffe minime e quello del divieto di pubblicità». Intanto i professionisti parlano di attacco alla categoria... «Ma quale attacco. C'è troppa disinformazione su questo tema. Non è vero quando si dice che le tariffe minime sono presenti in tutta Europa. Le tariffe minime sono previste soltanto in Germania. Ed anche sulla questione della pubblicità è sbagliato dire che non ci saranno controlli, che i cittadini potranno cadere nella rete delle inserzioni fraudolente. Il decreto su questo punto è molto chiaro: saranno gli ordini a vigilare sulla correttezza dei messaggi pubblicitari». E l'ipotesi di scioglimento degli ordini professionali inserito nella Finanziaria, non è un attacco? «Non c'è alcun scioglimento. Il governo non ha preso nessuna iniziativa in merito. Anzi il ministro Mastella ha istituito un tavolo per confrontarsi con le categorie e per discutere della riforma degli ordini. Ma non c'è alcuna ipotesi di scioglimento degli ordini professionali». Già il confronto. Sul decreto Bersani è mancato? «Su questo i professionisti hanno ragione, ma noi dovevamo intervenire in modo robusto e rapido proprio perché c'erano due procedure d'infrazione per limiti alla concorrenza nel settore. Il tempo delle chiacchiere era finito, dovevano dare un segnale». Veniamo ai cittadini. Cosa cambia per loro con il decreto? «Sono finalmente al centro del sistema. Abbiamo voluto tutelare il consumatore garantendo un mercato più aperto alla concorrenza e meno chiuso rispetto a prima. Il consumatore potrà comparare i costi dei servizi, grazie alla pubblicità delle offerte, e scegliere quelli che reputa più convenienti. Potrà, grazie ad una maggiore concorrenza, approfittare di servizi più moderni e rispondenti alle proprie esigenze». E l'obbligo di fare i propri pagamenti on-line? Non è un onere per i cittadini? «Nessun onere. Si tratta di un sistema utilizzato in tutta Europa». Ma molti già si lamentano di dover ricorrere più spesso al commercialista. «Non sarà così, perché il ricorso al pagamento on-line sarà solo per cifre superiori ai mille euro e non come previsto inizialmente (100 euro ndr). Penso che sia più agevole pagare queste somme on-line piuttosto che in contanti». Oggi manifestano 20mila professionisti, che invito rivolge? «Quello di abbandonare la posizioni strumentali per riunirci intorno ad un tavolo. Nessuno pensi ad un'abrogazione del decreto Bersani, ma sul tema della riforma degli ordini vogliamo confrontarci per raggiungere un accordo globale».

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