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di PAOLO ZAPPITELLI CONVINTO, fermissimamente convinto che il Partito Democratico si farà.

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Willer Bordon, senatore dell'Ulivo e presidente dell'assemblea federale della Margherita con la mente è già proiettato al gennaio del 2008 quando, secondo quanto è emerso dal seminario di Orvieto, dovrebbe nascere la fase costituente del partito. «Ma attenzione - ammonisce — dovrà essere qualcosa di completamente nuovo, di rivoluzionario, non la somma di quello che già esiste, Ds e Margherita, ma un nuovo contenitore. È la cosa che forse qualcuno non ha ancora capito e che mi sembra l'unico vero problema». Scusi ma darsi un traguardo al 2008 con l'aria che tira nell'Unione non è un po' un azzardo? «Un anno in politica non è molto. E poi bisogna considerare che bisogna superare due partiti come i Ds e la Margherita, è un'operazione abbastanza complicata». D'accordo ma qui secondo molti c'è in ballo la sopravvivenza del governo. «Guardi io credo che Prodi non sia assolutamente in pericolo. C'è qualche problema ma non vedo rischi seri nelal coalizione. Detto questo è chiaro che se il governo dovesse cadere sarebbe un evento che seppellirebbe anche il progetto del partito Democratico». Le perplessità però sul Pd non sono poche. A cominciare dalla leadership: Franceschini l'altro giorno ha messo in dubbio che debba per forza essere Prodi. «Guardi, io invece ho parlato con lui ed è assolutamente convinto che non ci possa essere un altro. E non troverà nessuno nella Margherita e nei Ds che dica il contrario». Altro problema: voi siete disposti a far entrare nel nuovo progetto anche altri partiti o altre formazioni come ad esempio le Liste civiche? «Assolutamente sì. Però non deve essere un'operazione di "nomenklatura"». Si spieghi meglio. «Chi vuole partecipare deve "spogliarsi" di tutte le appartenenze politiche precedenti. Ci si iscrive, si versa la quota e a quel punto si fa parte del partito democratico. Chi invece pensa di entrare con la propria quota ha sbagliato strada». È per questo che continuate a respingere le richieste a partecipare dell'Italia dei Valori? «Non lo so, dico soltanto che chi entra deve accettare le regole che ci siamo dati». Resta ancora il problema della collocazione europea. I Ds vorrebbero andare nel Pse, la Margherita non è assolutamente d'accordo. «La questione è un po' diversa. I Ds dicono che il Pse è il campo del socialismo europeo e quindi da lì bisogna partire. Cambiando comunque impostazione al gruppo. Noi diciamo che questo non basta, non è sufficiente. Siamo disposti ad entrarci solo se sarà un partito completamente nuovo e diverso. Però discutere di questo ora mi sembra fuori luogo, prima facciamo il Partito Democratico in Italia poi decidiamo la sua collocazione in Europa». Fassino ha detto che alla fase costituente del Pd a gennaio del 2008 dovranno partecipare il 50 per cento di delegato dei partiti e il 50 per cento di eletti. Lei è d'accordo? «Io sarei per farla solo con gli eletti, sganciandola quindi completamente dai partiti. Ma la proposta di Fassino mi pare un buon compromeso».

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