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di FABRIZIO DELL'OREFICE SILVIO Berlusconi non demorde.

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Il Cavaliere insiste con i suoi: «Non ci sono situazioni insanabili con Casini. Su tutte le scelte di breve-medio periodo siamo d'accordo, il problema è su quelle a lungo periodo». Per esempio, nell'incontro con i centristi i leader hanno trovato un accordo per coordinarsi nelle iniziative contro la Finanziaria. O meglio sarebbe dire che il coordinamento sarà nelle iniziative per cambiare la Manovra. Ma Berlusconi non vuole mollare: «La Cdl è la nostra coalizione e dobbiamo restare uniti. Se ci dividiamo, non andiamo da nessuna parte. Il punto irrinunciabile è la coalizione, dobbiamo risistemarla per affrontare le prossime sfide». Ovviamente il nodo resta proprio la Casa delle Libertà, il futuro, la sua struttura e, sullo sfondo, anche la sua leadership. Punto su cui Berlusconi e Casini hanno idee diamentralmente opposte. Il Cavaliere intende restare alla guida del centrodestra. Incontrando il comitato di presidenza di Forza Italia in mattinata (dunque, prima del pranzo con Casini), Berlusconi ha voluto lanciare un messaggio chiaro: Voglio tornare a vincere. È assolutamente falso che voglia lasciare la politica. Anzi. Resto in politica con l'obiettivo di tornare a Palazzo Chigi». Quindi ha suonato la carica: «Guardate - ha avvertito - è possibile che il governo cada da un momento all'altro. Bisogna essere pronti, non dobbiamo farci trovare impreparati». Berlusconi pensa a un rilancio di Forza Italia, sanando le divisioni locali, spazzando via i potentati nelle regioni e nei comuni. E lanciando i circoli della Libertà che non dovranno essere «lanciati da uomini di Forza Italia perché l'obiettivo è quello di far aderire il popolo dei moderati che ancora non si è schiarato, o lo ha fatto ma non in modo manifesto». Si valutano anche possibili cambiamenti dello Statuto del partito, ma per giungere all'elezione diretta dei coordinatori regionali: tutte ipotesi sul tappeto da settimane e che ancora non hanno trovato una concretizzazione. Poi l'incontro con Casini. Il leader dell'Udc ha rimarcato punto per punto tutto il suo percorso avviato in queste settimane. In pratica considera l'esperienza della Cdl terminata e pensa a una nuova soluzione, a un nuovo assetto. Continuerà nella politica delle «mani libere», condizione fondamentale perché un anno fa venne chiesta la riforma elettorale in senso proporzionale. Berlusconi ha preso atto di quello che già aveva letto decine di volte sui giornali. Nessuno ha alzato la voce, al punto che il Cavaliere si è dichiarato soddisfatto dell'incontro così come era avvenuto parlando al telefono con Gianfranco Fini. Anche perché il leader di Forza Italia ha ascoltato con le sue orecchie che Casini non pensa a passaggi nelle file del centrosinistra. Né immagina soccorsi in extremis al governo Prodi. Restano divergenze anche nell'utilizzo della piazza. Sia Berlusconi sia Casini pensano che sia meglio concentrarsi a fondo nella battaglia parlamentare. Anche perché entrambi si attendono qualche sorpresa dalle ali moderate come Margherita e Udeur: «Non ci contiamo troppo - ha spiegato il Cavaliere - Ci sono dinamiche nel centrosinitra che nemmeno loro riescono a controllare. Figuriamoci che cosa possiamo fare noi». Nessun soccorso in vista. E neppure i due capi partito sembrano avere in tasca intese con pezzi della maggiorana per far cadere Prodi. Anche se nelle ultime settimane i vari contatti si sono intensificati. Per esempio Casini ha incontrato Sergio De Gregorio, il senatore fuoriuscito dall'Italia dei Valori e che minaccia di votare per conto suo sulla Finanziaria. Per non parlare dei senatori all'estero, dei quali tutti sembrano essersene un po' dimenticati. A cominciare dall'indipendente Luigi Pallaro, deluso dal fatto che la Manovra non ha destinato fondi all'assistenza agli Italiani nel Mondo. Forse è proprio perché Berlusconi e Casini vedono la situazione così fluida escludono al momento il ricorso alla piazza. Almeno quello del megacorteo da

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