Professionisti, la marcia dei ventimila
Geologi, ingegneri, avvocati, notai, assistenti sociali, e tanti altri tutti pronti a sfilare. Non passa giorno che il governo Prodi non scontenti qualcuno. E stavolta è il turno degli ordini professionali che per domani hanno organizzato una manifestazione per le vie di Roma. Si stanno mobilitando da tutta Italia per partecipare a quello che è da considerare un evento storico che ricorda la marcia dei 40mila del 1980 (il 15 ottobre 1980 scesero in strada i quadri della Fiat). In tutto saranno 20mila, stando alle precvisioni, ma c'è già chi si sbilancia e azzarda che le presenze domani nella capitale potranno toccare la quota di oltre 25mila. Per ora sono previsti 250 pullman ma qualcuno raggiungerà la capitale anche a bordo di aereo. Per quanto riguarda il percorso, sarà abbastanza semplice e breve. Da piazza Colosseo, dove ci sarà il concentramento, il corteo attraverserà via dei Fori imperiali e terminerà a piazza Venezia dove sarà allestito il palco per gli interventi. Una presenza da record per contestare le scelte dell'esecutivo riguardo la riforma degli ordini professionali prevista dal decreto Bersani ed alcune misure previste all'interno della stessa Legge Finanziaria, presentata in questi giorni in Parlamento. Diversi gli argomenti caldi. Ad essere sotto accusa è in primo luogo il metodo portato avanti dal Governo per avviare la riforma. Niente concertazione ma decisioni unilaterali. Un metodo che ha sollevato più di una polemica e che nei fatti ha portato al sospetto di una «vendetta politica» del governo contro i ceti professionali storicamente orientati verso il centrodestra. E poi c'è la sostanza che non va giù agli ordini. Con la decisione di aver abolito i minimi tariffari per le attività riservate e per le procedure ad evidenza pubblica. Una misura che non solo non garantisce i consumatori, visto che le tariffe non saranno controllate da alcun organismo, ma che nei fatti tradisce lo stesso programma dell'Unione, in cui era stato chiarito che nessun tetto minimo sarebbe stato abolito. Se questo non bastasse a rendere ancora più ruvide le accuse dei professionisti c'è il fatto che in Europa quasi tutti i Paesi prevedono un tetto minimo alle tariffe. Poi c'è la questione della pubblicità. Da sempre vietata, ma adesso i professionisti potranno farsi concorrenza a suon di inserzioni sui giornali. Una scelta anche questa molto criticata che secondo i professionisti espone i cittadini a messaggi fraudolenti ed ingannevoli. Muro contro muro, quindi. Da parte loro però i professionisti fanno sapere di non essere contrari alla prospettiva di una riforma del settore, che invece considerano essenziale, purchè condivisa e frutto di un'analisi serena dei problemi della categoria. Su tutto la necessità di un aggiornamento della categoria e di interventi mirati a sostegno dell'attività dei giovani professionisti. Per il momento, però, la possibilità di ricucire lo strappo tra governo e ordini è alquanto remota. Ad aggravare ancora di più la situazione ci si è messa anche la nuova legge Finanziaria che con l'articolo 46 prevede lo scioglimento degli ordini in favore di associazioni di categoria. Una soluzione già discussa in sede europea e che Prodi vorrebbe portare in Italia. Intanto domani però si va allo sciopero, aspettando poi di vedere che cosa accadrà. Anche se il governo sta tentando una mediazione impossibile all'ultimo minuto.