«Onorevoli, fate il test del capello»
Così la verità salterà fuori, tutta, con buona pace delle "Iene"». Va subito al dunque Andrea Muccioli, responsabile della Comunità di San Patrignano. È lucido, come vorrebbe che fossero i politici che siedono alla Camera e al Senato. È convinto della bontà della notizia? «I politici in buona sostanza rappresentano la società dalla quale provengono e ritengo che il numero delle persone coinvolte dalla droga nei due rami del Parlamento sia ancora più alto, per i più disparati motivi. Primo fra tutti la pretesa di fornire una prestazione altissima». In realtà chi, per esempio, fa uso di cocaina realizza secondo lei leggi migliori? «Non direi proprio. Mi viene in mente una possibile discussione durante l'elaborazione della Finanziaria tra esponenti politici "fatti" - uno su tre come direbbe la percentuale del test - come "cucuzze". "Fumati" o "sniffati" non ha importanza: la droga, oltre a essere un pessimo esempio per chiunque, non migliora alcuna prestazione alterando al contrario la lucidità di chi la assume». Cosa risponde a quei politici che si sentono presi in giro dal «test a tradimento»? «Mi viene, con amarezza, da sorridere. Io dico che i politici vengono eletti per dedicarsi al bene pubblico e per questo motivo percepiscono, tra benefit e stipendi, 20.000 euro al mese: adesso non ci vengano a dire che sono loro ad essere stati imbrogliati». Giudica attendibile l'analisi effettuata col tampone? «Assolutamente sì, visto che è un test sperimentato da anni in Europa. Ma battere su questo tasto è un atteggiamento suicida da parte di chi vorrebbe difendersi: per questo propongo il test del capello. Un esame più conosciuto e completo: nel senso che personalmente non mi accontento di sapere se quel deputato o quel senatore hanno assunto droga nelle 48 ore precedenti alla prova del tampone. Infatti, con quella del capello si torna indietro fino a un anno, magari nel periodo in cui ho deciso di votarli... Non voglio dare un giudizio moralistico, ma a noi servono persone che si occupino seriamente dei problemi della società». Ritiene che gli anti-proibizionisti possano tarrre vantaggio da questo scandalo? «Gli antiproibizionisti possono "farsi" quanto vogliono o desiderare che la maggior parte della popolazione si faccia delle "pere", ma io la gente cerco di tirarla fuori dalla droga per reinserirla nel tessuto sociale. È evidente che abbiamo posizioni molto diverse, ma di sicuro la droga altera l'equilibrio psichico e, in ogni caso, anche gli elettori che dissentono dalle mie idee non avranno fatto salti di gioia». Ha un parere sulla decisione del garante della privacy di «oscurare» la trasmissione? «In tv ho visto test analoghi nelle discoteche, nelle aziende, addirittura nelle acque del Po: insomma, quantomeno lo "stop" mi sembra un soccorso al privilegiato, quale è il politico nel nostro Paese».