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Il garante: illecito raccogliere dati riferiti alle condizioni di salute

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Il servizio delle «Iene» Mediaset sull'uso di droga da parte di parlamentari è stato bloccato dal garante per la Privacy. La trasmissione del servizio era fissata per ieri sera su Italia 1. La motivazione dell'Autorità che garantisce la protezione di dati personali è chiara: raccolta illecita di dati di natura sensibile in quanto attinenti allo stato di salute. La decisione impedisce l'uso dei dati personali sulla base dei quali è stato realizzato il servizio riguardante il test sull'uso di droghe effettuato, all'insaputa degli interessati, su 50 parlamentari. Il provvedimento cautelativo dispone, con effetto immediato, «il blocco dell'ulteriore trattamento, in qualunque forma, di ogni dato di natura personale raccolto e trattato nel caso in esame, consistente in informazioni, immagini e risultanze di test». Il Garante, anche sulla base di quanto dichiarato dai responsabili della trasmissione riguardo alle modalità messe in atto per il test, ha rilevato poi che risultano al momento essere stati effettuati comunque trattamenti illeciti di dati sanitari. Le norme sulla privacy, infatti, risultano violate a prescindere dalla diffusione dei dati attraverso il programma televisivo, poichè una tale grave violazione dei diritti degli interessati si concretizza già al momento della raccolta dei dati. Nel provvedimento, inoltre, si sottolinea che, in particolare per chi svolge l'attività giornalistica, risulta allo stato violato il dovere di trattare i dati per scopi espliciti, di rendere note le proprie identità e lo scopo della raccolta dei dati, e di evitare artifici e comportamenti scorretti. Sullo «scoop», eclatante ma molto poco professionale, delle Iene i parlamentari si sono divisi un po' in base all'appartenenza politica e un po' in base alle proprie opinioni personali. Drastico, come al solito, il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli. Sospendere i senatori che assumono sostanze stupefacenti o abusano dell'alcol è la proposta dell'esponente della Lega, che prevede una modifica del regolamento sul comportamento dei senatori che autorizzi il presidente ad accertare «se eventuali comportamenti siano dovuti all'assunzione di sostanze «psico-attive», con relativa interdizione a partecipare ai lavori per un minimo di 10 giorni fino a un massimo di 100 a chi risultasse positivo a tali accertamenti. «L'assunzione di queste sostanze da parte dei senatori - conclude Calderoli - non soltanto può rappresentare una turbativa al regolare svolgimento dei lavori, ma è anche un esempio negativo per i cittadini e arreca un forte nocumento all'immagine dell'istituzione stessa». Per il segretario del Prc Franco Giordano, invece, il test delle Iene pone «problemi di violazione della privacy francamente inaccettabili e non perchè si tratta di parlamentari: lo stesso principio varrebbe per tutti, anche per i semplici cittadini». Giordano precisa che la vicenda «non deve dar vita ad istinti proibizionisti bensì, nella denuncia per la modalità usata, deve far riflettere su una realtà diffusa non solo negli ambienti "alti" della società». Minimizza il ministro diessino Fabio Mussi: «Non vanno prese troppo sul serio», dice riferendosi alle Iene. La Russa, Gaspasrri e molti esponenti di An critica la decisione del Garante e si dicono disposti a sottoporsi al test. «Il rimedio è peggiore del male, perchè la censura comunque non salva la leggerezza con cui si sono mossi gli autori del programma - spiega il capogruppo di Alleanza Nazionale alla Camera - Ma, visto che noi deputati abbiamo molti privilegi e qualche obbligo, magari spiacevole, invito i 50 "tamponati" a firmare la liberatoria per far sapere se è vero che hanno assunto sostanze stupefacenti, Abbiamo il coraggio delle loro azioni». Secondo un altro esponente di An, Carlo Ciccioli, «di fronte a un fulgido esempio di tv spazzatura che calpesta uno dei diritti inviolabili di ogni persona, la privacy, il Parlamento deve reagire con uno scatto di orgoglio a una operazione qualunquistica».

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