Dopo le inchieste di Epoca e Panorama
Nell'88 il primo «scandalo stupefacente» a Montecitorio
C'erano ancora la Democrazia Cristiana e il Partito Comunista. E il muro di Berlino era sempre lì, come il socialismo reale che opprimeva i Paesi dell'Est. In Parlamento scoppiava il «caso droga». Spinelli e sniffate a Montecitorio: una notizia di ieri ma anche di diciotto anni fa. E anche allora ci furono minacce di giro di vite per la stampa, proprio come oggi. Se stavolta è stato il Garante della privacy a intervenire, bloccando l'«inchiesta» televisiva delle «Iene», nel novembre del 1988 fu Nilde Iotti, all'epoca presidente della Camera, a criticare le inchieste di «Epoca» e «Panorama» sul consumo di sostanze stupefacenti da parte dei deputati italiani. Alcuni parlamentari ammisero di fare o di aver fatto uso di hashish, marijuana e cocaina. La Iotti se la prese sia con la stampa, secondo lei troppo disinvolta nel dare in pasto all'opinione pubblica indiscrezioni raccolte in Transatlantico, sia con i parlamentari, ritenuti dal presidente degli incauti nel rilasciare tali dichiarazioni. Addirittura sembrò che la Iotti potesse arrivare a decretare la chiusura del Transatlantico ai giornalisti parlamentari, una misura che - come si legge nei lanci di agenzie di quei giorni - i cronisti di Montecitorio definirono drammaticamente «un attentato ai diritti costituzionali della stampa». Della drastica soluzione proposta dalla presidente della Camera, se ne parlò il 23 novembre nella conferenza dei capigruppo i quali, per buona parte, si schierarono con la Iotti. Il liberale Paolo Battistuzzi dichiarò: «Bisogna rivedere un po' tutto, sia per consentire ai deputati di lavorare più serenamente, sia per mettere in grado i giornalisti di seguire meglio i lavori parlamentari». E Gerardo Bianco, allora vicepresidente della Camera, parlò di «accesso disordinato dei giornalisti e degli elenchi degli accreditati». L'attuale ministro della Giustizia e leader dell'Udeur Clemente Mastella, allora portavoce della Democrazia Cristiana, confermò la circolazione di cocaina a Montecitorio e altrettanto fece il radicale Massimo Teodori, che dichiarò: «So per certo che ci sono parlamentari che fanno uso di cocaina. Del resto è una pratica diffusa in certi ambienti». Lo stesso Teodori ammise di aver fumato spinelli, come dichiararono pure i verdi Gianni Mattioli e Massimo Scalia. L'allora segretario della Federazione giovanile comunista (Fgci), Pietro Folena, attualmente esponente di Rifondazione comunista, si limitò a dichiarare che «qualche canna» se l'era fatta quando aveva quindici anni. Renzo Lusetti, ora deputato ulivista nelle fila della Margherita e nel 1988 giovane esponente democristiano, negò di aver provato droghe anche se, sottolineaò ironicamente, «molta gente dice che ho la faccia da tossico». Gianni Rivera, già deputato Dc, dichiarò di non aver provato mai nulla ma, ammise, «se mi capitasse oggi, perchè non dovrei farlo?». Il presentatore Gerry Scotti, all'epoca parlamentare socialista, confessò alcune esperienze fatte in passato con gli spinelli. Mentre Ilona Staller non potè evitare di ricorrere a una battuta pescata nel repertorio a lei più familiare: «Niente spinelli - disse Cicciolina -, la mia droga è il sesso. Se lo facessero anche i miei colleghi sarebbe una gran bella cosa. A loro dico sempre che a uno spinello preferisco una boccata di sesso».