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di LAURA DELLA PASQUA A BRUXELLES Padoa Schioppa aveva detto che la Finanziaria non sarebbe stata toccata ...

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Messo alle corde, il ministro dell'Economia, ha dovuto allentare i cordoni e ha messo sul tavolo una soluzione accompagnandola con un messaggio ultimativo: «Prendere o lasciare». E dal momento che lo sconto concesso è corposo, gli enti locali hanno deciso di «prendere». Salvo poi rilanciare durante una riunione serale con i capigruppo della maggioranza alla Camera ai quali hanno presentato un altro elenco di richieste. Eppure quanto hanno ottenuto da Padoa Schioppa non è di poco conto tant'è che subito si è scatenato l'interrogativo su chi pagherà ora l'alleggerimento dei tagli a Comuni e Province. Non solo. L'accordo non elimina affatto il rischio di un aumento delle addizionali e dell'introduzione di tasse di scopo. Il ministro dei Rapporti con il Parlamento Vannino Chiti si è subito affrettato a spiegare che il conto non sarà girato a nessuno con maggiori entrate perchè le risorse necessarie allo «sconto» fatto ai Comuni verranno reperite «da una riorganizzazione interna e da una quantificazione precisa per la compartecipazione dei Comuni all'Irpef». Dichiarazioni che però convincono poco. Il sindaco di Milano, Letizia Moratti, ha subito precisato che «sarà rivista l'opportunità di aumentare il ricorso alle addizionali Irpef anche se non viene eliminata». Il sindaco di Torino Chiamparino è stato più esplicito: «I minori tagli non eliminano l'aumento le tasse locali». Ma veniamo a quanto ottenuto dai Comuni e dalle Province. È stato soppresso il tetto del 2,6% agli investimenti. Inoltre è stato alleggerito di 600 milioni di euro l'onere previsto dalla Finanziaria a loro carico. Il governo ha proposto di costruire un fondo di 260 milioni per aiutare i piccoli comuni. Lo sconto di 600 milioni andrebbe a vantaggio dei Comuni nella misura di 500 milioni, e di 100 alle province. In tal modo i tagli previsti in Finanziaria per le Autonomie si ridurrebbero da 2,8 a 2,6 miliardi. Ma tale operazione, come avrebbero assicurato tanto il premier quanto il ministro dell'Economia, non andrebbe a intaccare il saldo finale della manovra. Padoa Schioppa, al termine dell'incontro, ha precisato che «i Comuni non avranno la necessità di ritoccare le aliquote se amministrano nel modo più economico possibile». Leonardo Domenici presidente dell'Anci ha affermato che «l'incontro è stato positivo anche se ancora dobbiamo fare i conti». Per il sindaco di Roma, Walter Veltroni, «è stata una riunione importante, si è fatto un consistente passo in avanti». Mentre per il sindaco di Bologna, Sergio Cofferati. «c'è una correzione evidente, importante» per la quale non si può non esprimere soddisfazione. Prudente nel giudizio è stata invece Letizia Moratti che lamenta la mancanza di benefici per Milano, anche se «sono stati fatti passi in avanti». Dal vertice ha spiegato il primo cittadino è emersa una disparità di trattamento tra la capitale e il capoluogo lombardo: «Roma da questa manovra ha avuto 610 milioni di euro di incrementi. Milano deve fare i conti con decrementi di duecento milioni». Nonostante i commenti positivi i sindaci puntano a strappare qualcosa di più e nessuno assicura che con i minori tagli non saranno aumentate le tasse locali. Nell'incontro successivo a quello a Palazzo Chigi, con i capigruppo della maggioranza, i sindaci hanno sottolineato che i risultati raggiunti rappresentano un punto di partenza per una più robusta correzione della manovra, da effettuarsi in sede parlamentare. «Ci sono tutta una serie di risorse in Finanziaria - ha spiegato il presidente dell'Anci Leonardo Domenici al termine dell'incontro - e bisogna stabilire a cosa destinarli e perchè. Pensiamo per esempio alla questione della lotta all'inquinamento ambientale delle nostre città, alla casa come emergenza sociale, al trasporto pubblico locale. Tutto questo, oltre a un'altra serie di norme che dobbiamo rivedere attentamente, come le norme ordinamentali». Per il capogruppo verde Angelo Bonel

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