«Si va contro chi produce ricchezza»
Brambilla: «Non ci hanno neanche chiamato all'incontro sulla concertazione»
Perché secondo lei la Finanziaria non va incontro agli imprenditori? «In questo senso c'è molta confusione. Il terziario, quindi il settore che ci riguarda, contribuisce alla crescita del Pil nell'intero paese. È questo che mi preme affermare perché al tavolo della concertazione non è stato chiamato chi in realtà produce ricchezza per il paese. Al contrario sono stati ammessi solamente i sindacati e l'industria manifatturiera. Siamo stati esclusi noi con questa forza e sono state escluse tutte le imprese artigiane e tutte le piccolissime e medie imprese. Che non sono altro che la spina dorsale dell'economia: il risultato? È che questo tavolo non poteva essere se non quello che temevo: solo per poc. Una manovra che, comunque, rischia di penalizzare l'intera economia italiana. Non c'è contenuto ideologico in quello che rimane solamente un punto di vista. E così alla base come ai vertici, non interessa il fatto che il governo abbia varato una manovra finanziaria ma, piuttosto, che sia aumentata la pressione fiscale». In particolare? «Stiamo parlando di una categoria di lavoratori autonomi: sono stati effettuati dei tagli sugli studi di settore, nati dieci anni fa con un protocollo di intesa che, teoricamente, avrebbe dovuto basarsi sul rispetto reciproco. Dopo dieci anni, quegli stessi studi dovrebbero essere rivisti ma, di fatto, dovrebbero esserlo soprattutto in fatto di efficienza. Allo stesso modo la chiusura di molte nostre imprese: c'è un rapporto di rispetto tra noi e il governo che, comunque, sta venendo a mancare: perché se un esercente non batte uno scontrino, allora c'è la possibilità di chiudere un esercizio... mi sembra un qualcosa di inaccettabile». E cosa altro in più? «L'aumento dei contributi provvidenziali... un'altra misura che non credo possa essere facilmente accettata. Oppure il fatto che una cifra pari al 50% del proprio stipendio, un lavoratore sia costretto a versarlo nelle casse dell'Inps... Insomma, tutto ciò non fa altro che mettere in crisi le piccole e le medie imprese». Come stanno reagendo i suoi associati? «La base è furente. Sembra quasi di essere tornati a un regime di tanti tanti anni fa. E la base è nera. Perché si vede applicate misure di questo genere quando Visco ha detto che è proprio di tutte le categorie, dal dipendente al pensionato». Altri dilemmi? «Perché ovviamente all'aumento della pressione fiscale, non corrispondono le entrate aggiuntive. I tagli del cuneo fiscale, inoltre, riusciranno a realizzare poco o niente». Quando scenderete in piazza? Avete già in mente una data precisa? «Ne stiamo valutando le opportunità. Ma in questo momento non sono in grado di poter rispondere... soprattutto perché ci sarà bisogno prima di tutto di organizzare riunioni e convegni e, secondo poi, riunire attorno a noi i presidenti di Confartigianato e i presidenti del Cna. Per decidere sì, e in completo accordo e in piena sintonia. Loro possono garantire: tutti insieme siamo allineati e stiamo valutando, perché davanti a una finanziari che andrà all'esame delle Camere non si può pensare che non possano essere apportate delle modifiche. E in più, la spinta che ci fa pensare di scendere in piazza arriva direttamente dalla base». Sim. Cap.