Prove di concertazione
La paura di una contestazione da parte dei Giovani di Confindustria al ministro dell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa, di una Vicenza-due, è passata quasi subito, anche se il ministro ha lasciato il tema caldo del Tfr proprio alla fine del suo intervento al convegno di Capri. «C'è stato un difetto di concertazione e forse di costruzione - ha detto Padoa-Schioppa - Cercheremo di correggerli. La polemica va sdrammatizzata. Non è nell'interesse di nessuno costruire una tragedia che non c'è». Un'apertura morbida a ridiscutere la misura, ma con un paletto più volte puntato da ministro: i saldi della manovra non si toccano. Le strade percorribili per non privare le aziende di risorse importanti, spesso vitali per le più piccole, non sono dunque molte: un accesso facilitato al credito o, nella migliore delle ipotesi, l'esclusione dal provvedimento delle micro imprese. Una soluzione, quest'ultima, che però aprirebbe al rischio di contestazione da parte degli esclusi. Pur ammettendo carenze nella concertazione del provvedimento, Padoa-Schioppa non ha potuto fare a meno di ricordare che quando gli imprenditori lo incalzavano dicendo che con il trasferimento del Tfr all'Inps il Governo toglieva quanto dava con il taglio del cuneo fiscale e lui propose di eliminare tutti e due, gli industriali «sono impalliditi». Poi, ha aggiunto, «la norma sul Tfr non è tutta la Finanziaria, non è la cosa più importante, e non definisce la manovra». Sul nodo Tfr, intanto, sono intervenuti anche il ministro del Lavoro Cesare Damiano e il leader Cigl Guglielmo Epifani. «Il Tfr non è mia esclusiva competenza, mentre le pensioni sì», ha detto il ministro. Mentre Epifani ha voluto sgomberare il campo da equivoci: «L'Inps - ha detto - è solo un paravento», i soldi del Tfr andranno «in investimenti produttivi e in infrastrutture». E per questo servono «garanzie sul rendimento». Resta comunque che «il Tfr è dei lavoratori, e quindi è giusto che la decisione finale sia dei lavoratori».