Tfr, Damiano scarica la patata bollente sul Prof
Il governo, sul tema, pare essere ancora in alto mare e il responsabile del dicastero di via Veneto non ha alcuna intenzione di occuparsi della questione. Non è di sua esclusia competenza, al contrario delle pensioni, che lo riguardano eccome. Sul nodo-Tfr Damiano ha le idee chiare e passa la palla al presidente del Consiglio Romano Prodi. In una intervista pubblicata dal giornale on line Affari Italiani, Damiano lo dice chiaro e tondo: «Il Tfr non è mia esclusiva competenza. C'è un problema di liquidità con le Pmi e come risolverlo riguarda il presidente del Consiglio Prodi e il ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa». Entro due settimane, il ministro del Lavoro convocherà Confindustria, sindacati e parti sociali per discutere della previdenza integrativa, ma non del Tfr. «Il decollo della previdenza complementare. Il tavolo è su quello. Si discuterà di previdenza integrativa», taglia corto ad Affari Italiani Damiano Il Tfr non verrà quindi minimamente toccato in sede di tavolo tecnico. «Parleremo di decollo della previdenza complementare... il Tfr non è mia esclusiva competenza. Mentre le pensioni sì», ribadisce il ministro del Lavoro. Il quale, tuttavia, non si nega un parere sull'argomento: «Bisogna fornire delle forme di compensazione alle piccole e medie imprese».Compensazione che la Finanziaria, in parte, già prevede, con un aumento del credito d'imposta dal 3 per cento al 6 per cento e uno sgravio degli oneri sociali di circa l'1,8 per cento. «Sì - ammette il ministro del Lavoro - ma bisogna tener ulteriormente conto dei problemi delle Pmi». Quanto previsto in Finanziaria, quindi, non è sufficiente. «C'è un problema di accesso al credito per questa parte di imprese», spiega Cesare Damiano. Confindustria, ovviamente, si è opposta a questo provvedimento che, secondo gli industriali, danneggia le Pmi. Ma, secondo il responsabile del dicastero di via Veneto, risolvere questo problema non spetta certo solo a lui. «È un argomento che riguarda il governo e Padoa Schioppa. Per il momento non c'è nulla di nuovo». L'Abi lo scorso anno si era detta disposta a finanziare un fondo di garanzia per favorire l'accesso al credito delle Pmi. Era, questo, un passo chiave, fondamentale della riforma varata dall'ex ministro del Welfare, il leghista Roberto Maroni. Una ipotesi al momento passata in cavalleria, secondo il ministro del Lavoro, che taglia corto: «È un'opzione superata». Certo, Damiano non nega che un fondo di garanzia, con relativo intervento dell'Abi, farebbe molto comodo al governo, che verrebbe sollevato da parecchie grane. Damiano fa spallucce e lascia la porta aperta a qualsiasi soluzione: «Abbiamo ben presente il problema. Bisogna analizzarlo». Insomma, ai problemi sulla Finanziaria, si aggiungono anche quelli sul Tfr - strettamente connesso alla Manovra - e della previdenza complementare. Una bella gatta da pelare per il governo Prodi. Come se il Professore non ne avesse già abbastanza. Damiano si defila, rimane al posto suo. Certe cose non sono di sua esclusiva competenza. Intanto, l'esecutivo rischia di scontentare ulteriormente Confindustria, logicamente interessata alla materia e in questi giorni distante dalle posizioni di Palazzo Chigi. Anche perché gli industriali non sembrano disposti a fare sconti.