Il Cavaliere annuncia: «In Molise correremo uniti»
Caso mai a qualcuno conveniva spargere questa voce. La verità è invece un'altra. «Ma che in disparte, voglio che la gente mi cerchi, che venga fuori», grida il Cavaliere. In una sola parola, "a ridatenece er puzzone, come hanno scritto sotto casa mia». Quindi niente Bahamas, Berlusconi è più in forma che mai. Tirato a lucido. Sorriso stampato e pronto a stringere mani. Come quelle di una folla di vacanzieri romagnoli, sicuramente non elettori di Prodi, che gli urlano in dialetto: «Vada avanti presidente ormai sono alla frutta». E giù foto, abbracci e anche qualche bacio. Arriva così il Cavaliere all'Assemblea Nazionale del Dipartimento Scuola di Forza Italia. Un'ora di confronto con la platea azzurra. Alterna battute ad analisi politiche. Sferza il Governo «sotto il ricatto della sinistra massimalista», ma anche gli alleati. Non fa nomi, «non voglio infierire» ammette, anche perché ormai ha l'accordo in tasca sulle elezioni regionali del Molise. Ha evitato la scissione con l'Udc, che voleva presentarsi da sola, e può annunciare: «In Molise la Casa delle Libertà correrà unita». Per lui più di un timore: «Si è evitato un suicidio politico». Il mirino però rimane puntato contro l'Udc e Pier Ferdinando Casini: «Per due anni è stata imposta una verifica di governo e poi otto mesi prima di andare alle elezioni hanno messo in giro la questione della discontinuità. È stato come rinnegare il lavoro prodotto. Non ci hanno creduto nella vittoria». Si muove a suo agio il Cavaliere, un po' tra il «one man show» e la conferenza stampa tradizionale. Ed eccolo partire all'attacco del Governo, «sotto il ricatto di una sinistra che vuole controllare la vita dei cittadini, sottomettere l'uomo allo Stato. E noi non possiamo accettare di vivere sotto i diktat estremisti». Quali diktat? «I Verdi hanno bloccato la Tav in Piemonte ed ora c'è il rischio di perdere 100mila posti di lavoro». Oppure il Ponte sullo Stretto: «Mi fa male il cuore pensando a tutta la fatica fatta, dopo 40 anni di inerzia e 32 riunioni tecniche fatte durante il mio Governo». E poi la scuola: «Ci vogliono riportare indietro, al vecchio sistema. Con atti amministrativi di dubbia legittimità hanno bloccato la nostra riforma». Una riforma fondamentale «perché noi vogliamo dare una dimensione aziendale ai giovani, imprenditori di se stessi». E allora che fare? «Opposizione inflessibile in Parlamento e nel Paese». Come la megamanifestazione contro la Finanziaria? «Certo andremo anche in piazza, ma preferirei non una manifestazione ma tante in tutte le province d'Italia». Non solo presente ma anche futuro, perché per il Cavaliere dietro l'angolo c'è il Partito delle Libertà. Niente più partito unico, e qui ennesima stoccata ai centristi, «qualcuno ci ha ripensato. Prima erano tutti d'accordo». Ora una nuova road map verso un soggetto politico nel centrodestra ancorato al Ppe. Il nome? Per Berlusconi una preferenza: «Popolo della libertà. Perché deve essere un processo che nasce dal basso, dalla partecipazione della gente». Il richiamo è ai circoli della libertà di cui Berlusconi parla da mesi: «C'è una grande partecipazione oggi alla politica. Giovani, imprenditori, anziani. È da lì che deve nascere il nuovo partito». Un processo non più verticistico, ma aperto a tutti. Ad Alleanza Nazionale e Fini «che ha già fatto sapere di essere d'accordo ad aderire». Ed intanto preannuncia: «Non appena in Italia saremo arrivati a 5-6 mila circoli siamo pronti a far confluire Forza Italia nel nuovo soggetto». Tutto in vista del ritorno al Governo. Il Cavaliere è sicuro «imploderanno sotto il peso del fondamentalismo». Ma, intanto, tiene d'occhio il Senato, dove è sicuro «ci sono galantuomini nella sinistra e bastano due voti per mettere sotto il governo». Ed infine detta anche la tabella di marcia: «Questo centrosinistra durerà al massimo due anni, poi si vota. E vinciamo». Se lo dice lui, dopo le ultime elezioni, come fare a non credergli.