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E a Orvieto il Professore si autocelebra

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La prima giornata del seminario per il Partito Democratico che oggi si concluderà nella cittadina umbra, infatti, ha messo in evidenza, se ancora ce ne fosse bisogno, che l'unico a sostenere con decisione e forza la necessità di costruire il nuovo soggetto politico, è proprio il Professore. È lui che ha in mano il pallino del gioco mentre Francesco Rutelli e Piero Fassino sono costretti a seguirlo mettendo addirittura a rischio l'unità dei partiti che guidano e, non è un segreto, la loro leadership. Per questo c'è chi dice abbiano messo in scena il «finto scontro» sulla collocazione europea del Partito Democratico che, al momento, sarebbe l'unico modo per rallentare un po' un processo irreversibile. Ma Prodi non vuole assolutamente frenare e, per questo, ha tracciato una road map dettagliata che, da Orvieto, porta dritto dritto ai congressi di Ds e Margherita e, entro gli inizi del 2008, alla nascita del nuovo partito. Un nuovo partito dove lui sarà, almeno all'inizio, il leader indiscusso. A dirlo non è certo il Professore, ma basta leggere tra le righe degli interventi che sono stati pronunciati ieri a Orvieto per capire che è proprio questo lo scenario più plausibile. Niente politici, ma tre intellettuali, hanno infatti tracciato le «Ragioni del nuovo partito» (Pietro Scoppola), «Il profilo culturale e programmatico» (Roberto Gualtieri) e «La forma del partito» (Salvatore Vassallo). Tutti e tre, però, in maniera diversa, hanno messo in evidenza un elemento comune: il Pd dovrà essere slegato dalle singole appartenenza, dovrà essere un'idea più ampia che coinvolga tutti quelli che vogliono partecipare. E non è un caso forse che, l'unico momento in cui questo processo si è reso evidente, è stato in occasione delle primarie che, un anno fa, incoronarono Romano Prodi. Cioè esattamente nel momento in cui Ds e Margherita rinunciarono alla possibile egemonia nel centrosinistra per sostenere con forza la candidatura «terza» del Professore. Per spiegarlo meglio, il «prodiano» Salvatore Vassallo ha usato i dati dell'indagine poste elettorale Itanes (Italian Nationale Electione Studies) del 2006. «Solo il 6% degli intervistati - ha detto - identificabili come elettori dell'Ulivo, dice di essere iscritto ad un partito. Tra questi inoltre, più della metà (il 54,5%) afferma di non avere mai partecipato, nei 12 mesi precedenti all'intervista, ad una qualche attività politica promossa dal suo partito. All'interno del medesimo campione, ben il 36%, ha invece detto di aver partecipato alle primarie del 16 ottobre 2005». E rispetto alla leadership, ha aggiunto, «un Presidente di un partito sostenuto dal largo consenso elettorale che ci attendiamo ed eletto direttamente da un'ampia base di aderenti sarebbe ovviamente, il candidato naturale alla guida del governo». Insomma, il modello è quello che ha portato Prodi a Palazzo Chigi. Il problema è che, al momento, nell'orizzonte del centrosinistra non esiste una personalità in grado di prendere il posto di Prodi. Sarà forse per questo che Fassino e Rutelli, davanti al rischio di consegnare alla parte avversa la guida del nuovo soggetto, stanno tentando di correre ai ripari. Ma Prodi accelera, Fassino e Rutelli inseguono e, perdono pezzi.

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