Anche Giavazzi bacchetta il Governo
Francesco Giavazzi sceglie Capri per «bacchettare» il governo e il titolare dello Sviluppo Economico. L'economista che, dopo le elezioni di aprile, dalle pagine del Corriere della Sera, aveva delineato cinque impegni per i primi 100 giorni di governo (la famosa «agenda Giavazzi»), nelle ultime settimane si è iscritto al club dei «delusi» da questo primo scorcio di legislatura. Così, anche ieri, durante il suo intervento al Convegno dei Giovani di Confindustria, non si è risparmiato, chiedendo anche una maggiore apertura del mercato del lavoro. «In Europa - ha spiegato - si lavora poco, meno che negli Stati Uniti. Il problema è che lavorano in pochi e che lavorano poche ore. La differenza del mercato del lavoro fra Europa e Usa è notevole anche per quanto riguarda l'età di ingresso. In Europa, infatti, il mercato del lavoro introduce il 10% in meno dei giovani nella fascia fra i 21 e i 29 anni». Ma, tra gli ospiti delle prima giornata del convegno di Capri, l'argomento più trattato è stata, ovviamente, la Finanziaria. E, in attesa dell'arrivo, oggi, del ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa (interverrà prima del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo), i veri protagonisti della giornata di ieri sono stati gli esponenti della Cdl. «Sono tra quei molti». Con una semplice battuta, il vice presidente di Forza Italia ed ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti (che verrà intervistato stamattina da Bruno Vesap), ha risposto a chi gli chiedeva se condividesse l'opinione di alcuni imprenditori che considerano sbilanciata la Manovra. Mentre l'ex presidente della Camera Pier Ferdinando Casini, fedele al proprio motto di condurre un'opposizione costruttiva e non distruttiva, ha ribadito l'inutilità di scendere in piazza. «Dobbiamo collaborare - ha detto -, dalla protesta alla proposta. Dobbiamo cambiare questa Finanziaria iniqua, l'Aventino non serve». Insomma, anche Casini, in modi diversi dai suoi alleati, ha contestato la Manovra e, soprattutto, l'innalzamento delle aliquote. «L'idea di ridistribuire il reddito per via legislativa - ha aggiunto - è animata da una ideologia di cento anni fa». E nella strada che procede «dalla protesta alla proposta» si è inserito l'amministratore delegato di Enel Fulvio Conti che ha chiesto un maggiore impegno in ambito infrastrutturale. «L'Italia - ha detto - è un Paese importatore di energia, il 15%-20% per l'elettricità e l'85%-90% per il gas, ma se vuole diventare l'hub d'Europa dobbiamo essere in grado di fare gli investimenti in infrastrutture». A tale proposito, secondo Conti, si devono tenere in considerazione «i flussi di consumo che abbiamo davanti» per non rischiare di rivivere «un'esperienza quasi drammatica» come quella dell'inverno scorso. «Abbiamo bisogno di dare impulso agli investimenti», ha sottolineato, perché «se noi potessimo realizzare nuovi rigassificatori» arriveremmo a stoccare «40 miliardi di metri cubi di gas entro il 2020 senza alcun problema». Per Conti la cabina di regia sull'energia istituita dal Governo «non è che una modalità tecnica» per affrontare il tema delle infrastrutture, il problema resta quello di «superare i localismi e il sistema contraddittorio con competenze dislocate tra vari Enti e varie amministrazioni» per la realizzazione degli investimenti in infrastrutture. Insomma il clima che si respira a Capri non sembra essere favorevole all'esecutivo. Qualcuno, sommessamente, teme che l'appuntamento possa trasformarsi in una Vicenza 2 replicando il «one man show» di Silvio Berlusconi che, nonostante la sciatalgia, riuscì ad infuocare la platea dei «grandi» di Confindustria. A Capri Berlusconi non ci sarà, ma stavolta il rischio sembra essere quello inverso. Ad accoglierlo, Tommaso Padoa Schioppa, potrebbe trovare «il gelo».